Mondi incontaminati: il candore e la delicatezza della Donna di Bianco.

A fine primavera e in piena estate, passeggiando lungo le strade di Cagliari, potrebbe capitarvi di imbattervi nella donna di bianco: una creatura quasi evanescente, romantica, apparentemente immobile: una statua vivente, che in cambio di una piccola offerta vi regalerà un movimento improvviso e aggraziato e uno sguardo dolce, accompagnato da un piccolo pensiero trascritto su un foglio di carta.

La donna di bianco si chiama in realtà Laura Zedda. Nata a Cagliari 33 anni fa, a prima vista Laura dà l’impressione di essersi appena materializzata dai fotogrammi di un film francese degli anni Venti. Alta e sottile, con braccia e gambe lunghe e aggraziate, un portamento elegante e una camminata leggera, vien quasi voglia di farle indossare un abito vintage, un cappello a tesa larga, un ombrello per ripararsi dal sole per poi fotografarla in mezzo a un prato verde, mentre legge un libro.

Laura, chi è la donna di bianco?

“La donna di bianco è un personaggio ultraterreno, dall’animo sensibile e molto nobile. Arriva nel Pianeta Terra per portare messaggi di luce e poesia. Comprende gli umani, ma non in ogni loro forma, e a volte resta perplessa,. Per questo motivo spesso lascia il suo pianeta fatto di fiori per tornare, e trasmettere loro qualcosa del suo mondo.”

Come hai avuto l’idea di creare questo personaggio?

“Ho cominciato nel 2004 partecipando a festival con animazioni di strada itineranti e a manifestazioni culturali. Il primo personaggio che creo si chiama la dama di bronzo: una elegante damigella dell’ 800 che siede a leggere e conversare in un cafè francese, talvolta accompagnata dalle musiche di un flauto traverso. Successivamente la dama di bronzo inizia ad esibirsi nelle feste private e nei concerti dei Rakija, creando per la loro musica zingara tipica dell’est Europa delle coreografie singolari, a metà tra movimento e immobilismo. A un certo punto però ho avvertito la necessità di creare un personaggio nuovo, più puro e meno contaminato dalla società odierna. Il bianco mi dava una sensazione di purezza, così anche i fiori: infatti la donna di bianco porta sempre con sé una rosa rossa, simbolo di forza e di passionalità, insieme ad altri fiori più tenui come l’hibiscus. La donna di bianco collabora con dei dj set di Curios e Sascha,al Muzak di Cagliari, esibendosi in un fantastico palco sopraelevato con il sottofondo di una musica elettronica e dando vita a un mix di movimenti e pause di forte impatto.”

La Donna di Bronzo
La Donna di Bronzo, fotografia di Antonella Usai.

Dove ti esibisci in genere?

“Mi esibisco in una delle vie principali della mia città, Cagliari: via Manno, precisamente a fianco al negozio di abbigliamento Zara. Sono molto affezionata a questo punto della città perché è di passaggio tra il caos e la tranquillità, ed è in un certo senso più “poetico”. Quindi l’ho preferito a vie più centrali come via Roma, o Largo Carlo Felice, ritenendolo più bohémien, più adatto al mio personaggio.”

Come fai a stare immobile per così tante ore di seguito?

Con tanto studio e impegno. Ho iniziato la mia formazione con la danza contemporanea, per poi passare a quella classica e al flamenco nella scuola Il balletto di Cagliari diretto da Maria Plaisant. In seguito ho ripreso la danza classica al T off con Stefania Lo Presti, e allo stesso tempo il kung fu con Francesco Cocco, diretta da Simonetta Pusceddu. Successivamente ho seguito un corso triennale presso il teatro Riverrun diretto da Fausto Siddi, per poi proseguire con corsi e laboratori di recitazione tenuti da Nunzio Caponio e Jacopo Cullin . In contemporanea ho iniziato a fare animazione di strada con Salvatore Aresu in occasione di feste e manifestazioni culturali; tra queste una animazione di statue itineranti intervallata da improvvisazioni di danza contemporanea per il festival letterario Marina Cafè Noir. Ho anche seguito innumerevoli corsi di meditazione, però quello che più mi aiuta a mantenere la concentrazione viene sicuramente dalla danza e dal teatro. Più precisamente la danza mi ha insegnato a mantenere un centro, a capire dove era posizionato il mio corpo e a spostare il peso ad ogni movimento. Con il teatro invece ho praticato moltissimi esercizi di meditazione e ho imparato a capire gli spazi e a stare concentrata su una stessa cosa per almeno tre ore.”

A cosa pensi mentre fai la statua?

E’ come se vedessi il mondo da un’altra prospettiva. Mentre sto ferma le persone non si rendono conto che sono un essere vivente e quindi parlano, si muovono come se non potessi sentirli o vederli. Io osservo un mondo come se ne stessi al di fuori e quando qualcuno si ferma estasiato e aspetta che io mi muova si crea una specie di magia fatta di scambio emozionale. Io regalo dei movimenti accompagnati da un piccolo biglietto portafortuna che contiene un messaggio di purezza e in cambio ricevo empatia e partecipazione emotiva.”

Hai un equipaggiamento particolare?

Ci sono degli oggetti che porto sempre con me: una piccola scatola colorata dove racchiudo i biglietti portafortuna; una piccola anfora rossa, una rosa e dei fiori sparsi lungo il telo bianco sul quale la dama di bianco poggia; una scatola magica con all’ interno un piccolo teatrino vivente. Quest’ultimo oggetto mi è stata donato da una compagna di laboratorio che attualmente lavora col teatro di Sassari, Consuelo Pittalis, la quale costruisce questi meravigliosi oggetti nei quali le persone possono guardare dentro, e ammirare così i teatrini in miniatura sentendosi parte di un nuovo mondo, più piccolo e per questo ancora più affascinante e magico.”

La Donna di Bianco
La Donna di Bianco. Fotografia di Antonella Usai.

Quali sono le difficoltà di chi, come te, sceglie di percorrere una carriera artistica?

“E’ una scelta per pochi eletti. Il talento è sicuramente una forte componente, ma serve più che altro tantissima determinazione. Devi essere pronto a ricevere continuamente giudizi su ciò che fai, e la domanda ricorrente è sempre questa: ma che lavoro è? Una domanda che mi fa sorridere, soprattutto perché chi la pone in genere fa lavori di cui spesso non è soddisfatto: quindi un paradosso. Un’altra delle difficoltà è sicuramente data dal fatto che non c’è niente di sicuro a livello economico e spesso in contemporanea bisogna cimentarsi in altri tre o quattro lavori diversi. La gioia invece di lavorare con l’arte è che sei un individuo libero, ti puoi organizzare il tempo come meglio credi e lavori in collaborazione con persone stimolanti che comprendono il tuo mondo e con cui si crea una bellissima sinergia.”

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“Dopo un inverno passato a viaggiare tra New York e Barcellona, Londra e Roma, mi voglio fermare per un mesetto qui a Cagliari, e godere della meravigliosa aria estiva della mia Sardegna. La mia attività principale sarà far riemergere la donna di bianco nelle vie della mia città. Inoltre quest’estate pensavo di spostarmi verso la Spagna, l’Andalusia più precisamente, per un piccolo tour estivo che porterà la donna di bianco a esplorare nuovi orizzonti.”

La Donna di Bianco
La Donna di Bianco, Muzak

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