La storia d’amore più pallosa della letteratura italiana: Dante e Beatrice

Ah, gli anni della scuola! Che ricordi! Che nostalgia! Che magia!

Sto scherzando.

La scuola mi manca tanto quanto mi mancherebbe camminare su un tappeto di chiodi appuntiti. Non mi mancano i professori, tra i quali ricordo alcuni elementi pericolosamente sadici o irrimediabilmente pazzi. Non mi manca la matematica, il seno, il coseno e qualsiasi altro seno di cui ora non serbo memoria (per fortuna). Non mi mancano le interrogazioni, e in particolare quella manciata di minuti terrorizzanti durante i quali l’insegnante ci squadrava con attenzione alla ricerca di un minimo movimento dei muscoli facciali che equivalesse ad un: “Sì, professore, voglio essere interrogato/a! Non chiedo di meglio!”.

Soprattutto, non mi manca quella che a mio avviso è la storia d’amore più pallosa dell’intera letteratura italiana: peggio di Renzo e Lucia o Jacopo Ortis e Teresa. Persino peggio di Silvia e Giacomo Leopardi, e ce ne vuole.

Se non conoscete la storia in questione o non la ricordate, ebbene, non preoccupatevi, ve la ricordo io (come direbbe la mia adorata Franca Leosini).

Per questo breve riassunto farò riferimento alle opere dello stesso Dante, e in particolare a La Vita Nuova, un testo di prosa mista a poesia che tratta per l’appunto la love story tra il sommo poeta e Beatrice, a partire dal primo incontro.

Cominciamo quindi.

Quello di Dante per Beatrice è un vero e proprio colpo di fulmine. La cornice nella quale si svolge questo fatale scambio di sguardi è nientemeno che una chiesa. Ecco cosa succede:

Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione [1], quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare.

Cioè???

Non preoccupatevi, ora parafrasiamo.

La prima metà del paragrafo dice che il sole aveva compiuto già nove volte la sua rotazione dal momento in cui il poeta era nato. In altre parole, Dante aveva nove anni.

Niente male, eh? Ricordatevelo, la prossima volta che qualcuno vi chiederà l’età. D’altronde, perché rispondere con un banalissimo “Ho 25 anni” se puoi dire “25 fiate appresso lo mio nascimiento” eccetera eccetera?

Va beh.

Il resto è facile.

Quando a li miei occhi apparve la gloriosa donna e zzzzzzzzzzzzzzzzzz ronf ronf.

Quando vidi Beatrice!

La sintesi sicuramente non era contemplabile tra le abilità di Dante.

Proseguiamo con questo strazio.

Mister Alighieri aveva un problema con i compleanni. Infatti:

Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono.

Un tantino elaborato. Semplifichiamo:

Quando la vidi per la prima volta Beatrice aveva 8 anni e io 9.

Troppo stringato, vero? Certo. molto meglio dire che il Cielo delle Stelle Fisse (lo conosciamo tutti: quello delle stelle, quelle fisse però, mica quelle altre) si era spostato di un dodicesimo di grado.

Dante, cosa ti fumavi? Diccelo, così evitiamo di fumarcelo anche noi.

Il caro Alighieri sarà anche stato un bambino, ma già da allora era parecchio attento agli outfit:

Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia.

Ehm, ok. In pratica Beatrice era vestita di rosso. Per fortuna non indossava un abito color azzurro fiordaliso, altrimenti non sarebbe bastato un libro a descriverlo.

Segue la dettagliata analisi di tumulti e sconvolgimenti interni vari provocati da questo incontro fatale, e decisamente ve la risparmio. Riassumendo, da quel magico momento Dante si scopre innamorato cotto, e non riesce a pensare ad altro che alla sua fidanzatina del cuore.

Beh, ovvio, tentare un approccio a quell’età sarebbe stato un po’ avventato e precoce; quindi il tempo passa, il Cielo delle Stelle Fisse continua a muoversi e nel frattempo il poeta cresce e pensa a Beatrice.

Tenacia o serio problema mentale?

Continuiamo.

Poi che furono passati tanti die, che appunto erano compiuti li
nove anni appresso l’apparimento soprascritto di questa gentilissima,
ne l’ultimo di questi die avvenne che questa mirabile donna apparve a
me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne, le
quali erano di più lunga etade;

Possiamo già notare qualche miglioramento. Tanto per cominciare diminuisce la quantità di parole utilizzata per quantificare l’età: stavolta non viene menzionato né il Sole né tantomeno il Cielo delle Stelle Fisse. Alleluia. Parafrasiamo di nuovo:

Avevo 18 anni quando rividi Beatrice vestita di bianco insieme a due tipe più anzianotte.

Altro passo in avanti: il nostro caro amico dice subito che la Bea era vestita di bianco, senza girare intorno al concetto con frasi tipo colore immacolato, pudico, timoroso e blablabla.

Vi siete già addormentate? Se siete ancora sveglie sta per arrivare il pezzo forte, la parte più piccante di tutta la storia:

e passando per una via, volse li occhi
verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile
cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto
virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la
beatitudine.

Ovvero:

Mentre passeggiava, Beatrice mi guardò e mi fece ciao con la mano, cosa che mi provocò un orgasmo devastante.

Dante. Te l’ho già chiesto cosa ti fumavi, vero?

Ah, la potenza del saluto! Se poi si tratta di un cenno con la mano, ancora meglio.

Ok, ragazze, la parte vietata ai minori finisce qui. Infatti, in seguito a questo sconvolgente episodio ad alto tasso di erotismo, Dante decide di fingere di amare altre donne (le cosiddette donne schermo), poiché Beatrice era sposata e voleva proteggerla da eventuali pettegolezzi e malelingue.

Che animo nobile! Che incredibile astuzia!

Ma il piano del poeta presenta alcune piccole falle. Infatti i pettegolezzi nascono comunque, ma su di lui e sul fatto che sia un farfallone, un Don Giovanni, un play boy della peggior specie. Tali voci arrivano anche all’orecchio di Beatrice, che sarà anche stata virtuosissima e nobilissima e onestissima, ma non era tanto acuta da decifrare il capolavoro di strategia sentimentale pianificato da Dante. Così decide di punirlo in maniera irreparabile:

E per questa cagione, cioè di questa soverchievole voce che parea che m’infamasse viziosamente, quella gentilissima, la quale fue distruggitrice di tutti li vizi e regina de le virtudi, passando per alcuna parte, mi negò lo suo dolcissimo salutare, ne lo quale stava tutta la mia beatitudine.

Capito, ragazze? La Bea gli leva il saluto! Cioè, quel poveretto ci aveva costruito un intero castello di fantasie suine sul leggiadro cenno della mano, e ora lei glielo negava!!! Sulla base di cosa avrebbe potuto masturbarsi d’ora in avanti?

Ringraziando il Cielo delle Stelle Fisse, questa love story sta per terminare. L’happy end non andava per la maggiore all’epoca, tant’è che la gentilissima Beatrice muore. Volete per caso sapere quanti anni aveva quando scomparve?

Dante non vede l’ora di dirvelo, e lo fa a modo suo, ovviamente.

Io dico che, secondo l’usanza d’Arabia, l’anima sua nobilissima si partìo
ne la prima ora del nono giorno del mese; e secondo l’usanza di Siria, ella si partìo
nel nono mese de l’anno, però che lo primo mese è ivi Tisirin primo, lo quale a noi è
Ottobre; e secondo l’usanza nostra, ella si partìo in quello anno de la nostra
indizione, cioè de li anni Domini, in cui lo perfetto numero nove volte era compiuto
in quello centinaio nel quale in questo mondo ella fue posta, ed ella fue de li
cristiani del terzodecimo centinaio.

Sssssi, va bene. Forse volevi dire che Beatrice morì a 24 anni? Bea, sono affranta per la tua precoce dipartita, ma da un altro punto di vista gioisco, perché se fossi sopravvissuta il signor Alighieri avrebbe partorito innumerevoli altri capitoli di paranoia.

Che ne pensate? Anche secondo voi questa storia d’amore ha vinto il primo premio del concorso “Noia mortale e tormento imperituro”?

Se vi viene in mente qualche love story più agghiacciante e soporifera segnalatemela nei commenti! Nel frattempo, vi saluto con alcuni bellissimi versi del sommo poeta:

« Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante. »
(InfernoCanto V, versi 133-138)

Questa sì che è una scena d’amore! 

 

4 pensieri su “La storia d’amore più pallosa della letteratura italiana: Dante e Beatrice

  1. La Bea no, mai potuta sopportare! Me la sono sempre immaginata spocchiosa e con la puzza sotto il naso… Ci sarebbe una bella definizione che nella lingua mia e di Dante che le sta proprio bene, ma è un po’ volgare e rende meglio detta a voce che scritta. Ma insomma ci siamo capiti. E me la doveva citare anche Ermal Meta per tutta l’estate… Ma vaia Bea vai, che un tu ce l’hai m’hai miha solo te! [Traduzione: scansati, carina, non sei l’unica donna esistente].

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      1. Questa analisi socio-letteraria commette un errore imperdonabile per chi come me e tanti altri è scrittore e poeta: la mancanza di prospettiva storica! Dichiarato questo, la simpatia nello scrivere attenua il disdoro del contenuto espresso. Gira voce che Durante (Dante) facesse uso di funghi lisergici e che i vari mancamenti descritti nella Divina Commedia non fossero un artificio letterario e narrativo bensì una esperienza di vita vissuta dal sommo poeta. Si dice anche che mentre “sognava” Beatrice si coricasse con fantesche di casa e donne di piacere: potrebbe essere questa la ragione del diniego al saluto di Beatrice piuttosto che l’altro testimoniato da chi vedeva le cose in forma…diciamo…non neutrale. La vera antistoria d’amore è quella con sua moglie legittima: quella con Beatrice non sarebbe durata molto e la morte prematura ha reso immortale il sogno che come si sa, è tale finchè non diviene “arido vero” (citando l’altro più grande poeta della letteratura italiana)

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