Credo proprio che la domanda inserita nel titolo di questo post ce la siamo posta tutte quante almeno una volta nella vita; magari mentre sfogliavamo un vecchio album di fotografie o, peggio ancora, dopo aver constatato con orrore che nostra madre aveva appena condiviso sulla bacheca di Facebook una orrida foto delle sottoscritte all’età di 13 anni.
Ora, le adolescenti di oggi sono mooooolto diverse da quelle che circolavano agli inizi degli anni Novanta, cioè all’epoca in cui io davo inizio al mio percorso lungo il pietoso tunnel della pubertà: girano vestite all’ultima moda, hanno capelli perfetti e lucenti, unghie perfettissimamente smaltate, make up impeccabile e borsette all’ultimo grido.
Beh, a 13/14 anni io, anzi, mi correggo, mia madre mi faceva uscire di casa in condizioni direi critiche.
Ma anche prima non è che la situazione fosse meno tragica.
E allora bando alle ciance, vediamo insieme quali sono i look peggiori della mia vita, quelli per i quali Enzo e Carla mi butterebbero direttamente nel cassonetto delle cose da dimenticare.
P.S. Chiedo scusa in anticipo per la bassa qualità delle foto ma non le avevo sotto mano e mi son dovuta accontentare di scatti approssimativi! In ogni caso non vi perdete niente, il fatto che siano sfocate, vi assicuro, è assolutamente positivo.
Anni 4/5
A ridosso del mio esordio nel fantastico mondo delle scuole elementari, mi presentavo come una bambina dall’aspetto abbastanza comune; capelli castani lunghi (allora ancora folti, ahimè ora ne ho circa la metà) con frangetta d’ordinanza e tuta nera (noi la chiamavamo canadese) con inserti giallastri e rossi, più la scritta United States Soccer Football: very very fashion.
Ecco l’istantanea scattata all’asilo, che poi mia madre ha debitamente fatto ingigantire (così come quelle dei miei due fratelli e di mia sorella) e appeso sulla parete di fronte al letto della mia cameretta.
Già, la mia facciona placida e frangettata era la prima cosa che vedevo quando aprivo gli occhi la mattina.
Bello, eh?
I capelli erano l’unica cosa decente che possedevo. Ergo, perché non tagliarli?
Infatti, non ricordo né come né perché, un anno dopo, nel fitto e accuratissimo reportage fotografico realizzato durante la mia festa di compleanno celebrata all’asilo, appaio completamente diversa: intanto, sfoggio questo outfit total red che…boh, te prego. Avevo anche la calzamaglia rossa, oltre che la felpa e la gonna del medesimo colore. Probabilmente erano rosse anche le mutande.
I capelli, poi. Parliamone. Qui vi anticipo subito che Alessandra Martinez si è mezzo ispirata alla mia foto per realizzare il taglio “mascolino” sfoggiato in Fantaghirò 1,2,3,4,5. O erano solo 4? Va beh. Comunque. guardate attentamente e ditemi se davvero era il caso di costruire un fungo atomico sulla mia testa.
Mamma, ma perché?
Passi il look da “woman in red”, ma la scodella tricologica non te la perdono.
Anni 12/13
Ok, passiamo alla foto successiva, nella quale è presente anche mia madre (concentratevi su di lei, please!). Età grossomodo 12/13 anni, capelli (alleluia) nuovamente lunghi e…attenzione! Occhiali da vista! Sì, perché era stata appena scoperta la mia devastante miopia, che all’epoca era ancora una robetta leggera da tollerare, non certo i -8 (occhio sinistro) e i -7 (occhio destro) gradi che mi trascino dai 18 anni in poi!
Ma passiamo ad esaminare il mio patetico look: montatura degli occhiali ellittica e brutta, bruttissimamente brutta. Salopette bianca in jeans a strisce che può anche passare, ma l’abbinamento con una incomprensibile felpa extra-large ugualmente bianca no-proprio-no.
Il pezzo forte di questo terribile outfit si trova ancora una volta sul mio capo: una orrendissima fascia per capelli color blu elettrico posizionata esattamente sotto la frangia.
Non solo quindi portavo una fascia, cosa già di per sé discutibile. Avevo anche il coraggio di indossarla in quella tonalità sgargiante di blu e di tenerla in quella inquietante postazione.
Mamma dice che si abbinava alle strisce celesti della salopette.
Ah.
Però, ragazzi, guardate che sorriso smagliante!!!
Non funziona, vero? State continuando a fissare la fascia. Va beh, ci ho provato.
Anni circa 16
Giorno della cresima, evviva! E giorno in cui l’eleganza in chiesa era d’obbligo, specialmente per le cresimande. Certo. Tutte elegantissime, tranne me. O meglio, la mia era già all’epoca un’eleganza “approssimativa”, del genere “vorrei ma non posso, cioè, non ci arrivo proprio”.
Il mio abbigliamento era composto da:
- maglione XXL (di cui per grazia divina non posseggo testimonianza fotografica) di un colore a metà tra il celeste e il grigio con inserti gialli e al centro quello che credo fosse un koala (un koala???abbiate pietà).
- fuseaux in pan dan col gigantesco maglione, colore grigio-azzurro con ghetta finale (ehm, a mia discolpa devo dire che allora si usavano, e tanto).
- cappotto Laura Biagiotti (una delle pochissime cose firmate che abbia mai avuto) rosso fuoco con, udite udite, colletto peloso LEOPARDATO. Sì, esattamente. E qui a mia discolpa non posso dire un emerito niente. Preferisco fare un minuto di silenzio per riflettere sul concetto di leopardato addosso ad una adolescente occhialuta e, quel che è peggio, con un pessimo taglio di capelli: ricompare la scodella nella mia vita, stavolta un po’ più alla Beatles che alla Fantaghirò.
Va bene la prima volta, ma la seconda? Che problemi avevo?
Boh.
Anni 17/18
E qui si comincia a respirare aria nuova. Finalmente, all’età di 17/18 anni, stavo cominciando a riassumere sembianze prima di tutto umane, e in secondo luogo femminili; chiedo scusa per la foto tremendamente poco nitida ma mia madre mi ha mandato questa. Accontentiamoci.
Nasceva allora la mia passione per le strisce, l’unica fantasia alla quale ancora oggi non so rinunciare, benché sia risaputo che ingrassano; nonostante ciò, continuo a comprare capi a righe, sia d’estate che d’inverno, oltre ai miei soliti cardigan neri e grigi.
Da notare il cappellino nero a fiori bianchi: una sciccheria, no? Beh, se non altro testimonia qualche passo avanti rispetto al precedente leopardato.
Anni 25/26
Questa sono io nell’ormai lontanissimo giorno della mia laurea, anno 2005: finalmente un completo decente, ovvero un classicissimo ed elegante tailleur bianco, che getta una luce di speranza sul futuro del mio armadio.
Anni 37, quasi 38
Ed eccomi oggi! Ho scelto una foto in cui compaio insieme ai miei genitori, e nella quale sfoggio un abbigliamento direi basico. Niente di cui vergognarmi, insomma, eccetto che per il fastidioso abbinamento giacchino-nero-gonna-blu.
Che dire; mi piacciono i vestiti lunghi, le gonne a ruota, le camicie, i maglioni a collo alto, le sciarpe abbondanti, le cuffiette e i capelli rigorosamente lunghi. Ah, e ovviamente tutto ciò che è a strisce. Credo che il mio gusto col tempo sia decisamente migliorato, o se non altro ho capito quali sono i miei punti di forza e, di conseguenza, cosa mi sta bene e cosa invece non posso permettermi di indossare.
Ho letto che gli anni 80 stanno ritornando prepotentemente di moda; beh, posso sopportare tutto, forse anche il ritorno in auge delle spalline.
No, rettifico, le spalline no.
Però prometto di salvarmi da ulteriori disastri relativi alla mia capigliatura. Niente più scodelle in testa, questo è sicuro.
Sul leopardato invece non mi pronuncio. Vado per i 40 e comincia a piacermi, che posso farci.
Sei la voce che libera tutte noi figlie degli anni Ottanta dal terribile ricordo degli outfit scelti da mamma. E anche dalla scodella! Quanti danni hanno fatto i tagli di capelli in auge negli anni 90…
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Per un attimo ti ho odiato: ho ripercorso quei momenti di scodelle in testa e di vestitini all’ape maia che mia madre voleva che sfoggiassi la domenica ma poi mi sono ripresa quando ripensando all’adolescenza mi sono resa conto che mi sono vendicata nel look punk dark metal che tutt’ora è parte di me (alla soglia dei 46 anni !) sorridendo a questo tuo simpaticissimo reportage fashion 🙂
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Io la fase dark non l’ ho avuta! In realta’ sto ancora cercando la mia strada, anche in senso stilistico!
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