Eccomi a grande richiesta (no, non è vero, in realtà me l’ha proposto solo una persona; p.s. grazie Letizia per il suggerimento) con una delle storie d’amore più conosciute al mondo: la tragedia shakespeariana di Romeo e Giulietta.
Per voi subito un assaggio:
Giulietta: o Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? rinnega tuo padre e rifiuta il tuo stesso. Ovvero, se proprio non lo vuoi fare, giurami soltanto che mi ami, ed io smetterò di essere una Capuleti……………….
Eccetera eccetera.
E io mi immagino sotto il balcone Romeo, addormentato, e la scritta in sovrimpressione:
“Avvisami quando hai finito, grazie”
Beh, come dicevo all’inizio, questa è senz’altro una delle storie d’amore più celebri della letteratura, quella che tutti conoscono e che ha avuto più trasposizioni cinematografiche in assoluto: impossibile dimenticare il bellissimo film di Zeffirelli o la versione pop di Luhrmann con un Di Caprio dalla faccia ancora troppo Jack Dawson di Titanic.
Come sempre, la mia opinione personale sulle love stories letterarie è approssimativa, per non dire terra terra; e quando ho pensato a Romeo e Giulietta immediatamente mi sono sovvenuti ricordi di discorsi chilometrici e infiniti, in cui si delirava a proposito di un’allodola e di nomi e cognomi improponibili.
Ergo, il problema di questa storia è la logorrea dei protagonisti, il loro continuo parlare parlare e parlare e i monologhi eterni che nemmeno Joey e Dawson di Dawson’s Creek, che pure erano assai corazzati dato che invece di trombare si psicanalizzavano a vicenda, riuscirebbero a tollerare.
Bene, ordunque, vediamo subito nel dettaglio cosa succede a Romeo e Giulietta, ovvero gli amanti più logorroici nella storia della letteratura.
Teatro della vicenda è Verona, città nella quale due famiglie altolocate, i Montecchi e i Capuleti, si stanno fortissimamente sulle palle a vicenda.
Il rampollo dei Montecchi, tal Romeo, è un ragazzino di appena 16 anni che smania per una certa Rosalina, la quale rifiuta le sue avances dicendo di aver fatto un voto di castità e di doverlo rispettare.
Seeee, come no.
Oggi si dice “sono confusa, ho bisogno di stare con un altr…ehm da sola.”
All’epoca andava forte il voto di castità.
Va beh.
Quindi. Dato che Romeo non smette neanche per un attimo di parlare di ‘sta Rosalina e comincia a diventare un po’ pesante, gli amici, tra i quali il buon Mercuzio (anche lui in quanto a logorrea se la cava piuttosto bene), lo trascinano ad una festa in maschera degli acerrimi nemici, i Capuleti.
E qui, ecco che…puff! Magia! L’amore disperato per Rosalina svanisce in zero secondi non appena il giovane Romeo incrocia lo sguardo mascherato della altrettanto giovane, macché giovane, giovanissima (13 anni) Giulietta Capuleti:
Chi è quella damina
laggiù, che con il tocco di sua mano
fa ricca quella del suo cavaliere?
chiede a un servo il ragazzo.
Poi parte un monologo introspettivo incredibilmente palloso, durante il quale Romeo usa tipo cinque o sei metafore e similitudini più un numero impressionante di altre figure retoriche per dire semplicemente che Giulietta è bella.
Disagio.
Dopodiché il baldo giovane si avvicina alla bambin…ehm a Giulietta e con un abile e ovviamente luuuuungo giro di parole che capiscono solo loro due (evidentemente erano anime gemelle) riesce subito ad ottenere una pomiciata vecchio stile.
Romeo, ma Rosalina? E poi dicono che la donna è mobile qual piuma al vento.
Boh.
Comunque. Segue la scoperta da parte di entrambi della loro vera identità, ovvero l’ appartenenza a due famiglie in rapporti non esattamente cordiali. Romeo fugge via dalla festa e invece di tornarsene a casa pensa bene di scavalcare il muro che circonda la casa dei Capuleti e piazzarsi sotto il balcone di Giulietta.
E qui ha luogo la scena topica della tragedia, quella che conoscono anche le mosche: Giulietta, presa dal ricordo della pomiciata con Romeo, da brava tredicenne non si butta a letto a scrivere il nome dell’amato sulle pagine del diario segreto. No. Si affaccia al balcone e viene sopraffatta da uno dei tanti attacchi di loquacità estrema che la colpiranno durante la storia:
Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?
Ah, rinnega tuo padre!…
Ricusa il tuo casato!…
O, se proprio non vuoi, giurami amore,
ed io non sarò più una Capuleti!
Cioè, Giuli: esagerata! Lo conosci appena e pretendi già tutte queste cose.
Intanto Romeo:
Che faccio, resto zitto ad ascoltarla,
oppure le rispondo?…
Ma rispondile, dai! Se no questa continua per un’altra mezz’ora!!!
Niente, Romeo tace e ci sorbiamo il monologo di un’adolescente con gli ormoni impazziti. Il botta e risposta è roba poco adatta ai diabetici: riassumendo, amore- cuore-cuore-amore e i due decidono di sposarsi l’indomani.
Senza nemmeno fare un’esterna, come giustamente direbbe Tina Cipollari.
Come promesso, il matrimonio viene celebrato in gran segreto da Frate Lorenzo. E fin qui tutto liscio. Poi succede un gran casino: in pratica il cugino di Giulietta, Tebaldo, s’imbatte casualmente in Romeo e nella sua cricca; scoppia una bella rissa durante la quale il ciarliero Mercuzio muore. Il giovane Montecchi s’incazza come quando Achille scopre che Ettore ha ucciso Patroclo e sfida a duello Tebaldo, che in teoria, dato il matrimonio con Giulietta, sarebbe un parente acquisito. Beh, dettagli! Muore anche Tebaldo (non si chiamano tragedie a caso, giusto?) e Romeo viene punito con l’esilio.
Al giungere di questa notizia, Giulietta si dispera e per l’occasione sfodera un altro monologo XXL, al termine del quale chiede alla nutrice di trovare il marito e di portarglielo in camera da letto, che sarebbe il caso di salutarsi un attimo e magari, perché no, consumare il matrimonio?
Amen.
I due sposini si sollazzano fino all’alba poi, sentendo la voce dell’allodola, che notoriamente canta al mattino (lo sapevamo tutti, giusto?), Romeo vorrebbe andarsene. Giulietta dice che non è l’allodola, è l’usignolo, ergo è ancora notte. Ergo, proseguiamo nella conoscenza carnale. I giovani continuano con questo disco rotto, allodola-no-guarda-che-è-l’usignolo-no-ti-dico.che-è-l’allodola-no-ma-secondo-me-non-ci-senti-bene, per tipo 45 minuti.
Eh niente, poi scoppia il casino numero 2. Romeo, esiliato, va a Mantova; nel frattempo Giulietta viene concessa in sposa a un tizio di nome Paride e, disperata, chiede l’aiuto di frate Lorenzo. Quest’ultimo mette in atto un piano degno di un film di 007: consegna a Giulietta un magico intruglio che la farà sembrare morta per qualche giorno; manda un servo ad avvisare Romeo di questo sotterfugio e tutto è bene quel che finisce bene.
Col cavolo!
Il piano di Frate Lorenzo è una bella merda e va tutto a puttane (ehm, scusa Shakespeare): il servo non riesce a recapitare il messaggio a Romeo il quale, saputo della morte (apparente) di Giulietta si precipita a Verona con in mano una boccetta di veleno, per uccidersi dopo un ultimo sguardo all’amata moglie. Giunto nella cripta all’interno della quale è custodito il corpo della ragazza, toh, chi si vede: c’è anche Paride, e via con un altro duello, perché no.
Muore anche Paride (mainagioia), Romeo beve il veleno e…indovinate? Muore! Questo tripudio di felicità si conclude col risveglio di Giulietta che, ritrovandosi davanti il cadavere del maritino, si uccide col suo pugnale.
La tragedia termina con la riappacificazione delle due famiglie, che si accorgono di avere un tantino esagerato con l’odio reciproco. Bene, ci sono voluti solo un paio di funerali per accorgersene! Complimenti ai Montecchi e ai Capuleti.
Vogliamo trarre una piccola morale da tutta questa situa?
Intanto:
- non è vero che la donna è mobile qual piuma al vento, semmai l’uomo (vedi Romeo)
- mai affacciarsi al balcone se non hai pronto un monologo di almeno 4500 caratteri da sciorinare, non si sa mai chi può esserci di sotto ad ascoltare
- vivere senza cellulare era un casino. Con un semplice Whatsapp a quest’ora Romeo e Giulietta sarebbero stati felici e contenti.
- l’allodola canta all’alba, l’usignolo alla sera. Importante, vero?
Bene, con questa ventata di ottimismo e gioia vi saluto! Ci risentiamo APPROSSIMATIVAMENTE nei prossimi giorni.
Pessimo gioco di parole, scusate. Ciaoooooo!
Ciao! Divertentissime considerazioni sulla famosa tragedia. La forza di questa storia è così grande da aver ispirato tanti autori moderni. Hai presente il secondo volume della saga di twiligh? E l’eroina dei manga Sailor Moon ai tempi della sua prima vita finita male? Scriverai anche di loro?
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Su Saylor Moon non credo, ne avrò visto si e no 3 o 4 puntate! Però stavo pensando anche io ad un post su Twilight!
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Rosalina l’ha scampata bella… 😂😂 La tragedia Shakespeare più sopravvalutata della storia. Vuoi mettere la profondità di Amleto, l’attualità di MacBeth!
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Esatto! Anche io non la amo più di tanto (si era capito)…sono d’ accordissimo su Macbeth e Amleto, tutt’ altra cosa
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Non c’è il tasto “adoro” sul tuo blog????? WordPress deve provvedere…
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