I promessi sposi ovvero quando ti vuoi sposare ma ti incasinano tutto

Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene di mont..………..zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

Finito?

Ah no, restano soltanto altre 1000 pagine e qualcosa. 

Certo che i mattoni che ci propinavano al Liceo non erano cosa da poco. Non bastava Dante con tre libri di Divina Commedia, Petrarca con la fissa di Laura e Boccaccio…no, dai il Decameron di Boccaccio era una figata (lo usano ancora i giovani questo termine, no?): una specie di Cinquanta sfumature, solo con protagonisti di un certo spessore, a differenza di quelli del romanzo della James (per sapere cosa ne penso, leggete qui )

Oltretutto a me Manzoni piaceva moltissimo, forse per gli incredibili basettoni, che mi facevano simpatia, o magari perché si dice che a volte balbettasse un po’; beh, qualche incertezza nel parlato conta veramente poco, soprattutto se poi recuperi scrivendo papiri di roba lunghi come la storia dell’antico Egitto.

Orbene, al termine di questa breve premessa (ehm, si, era una premessa, anche se non sembra), andiamo a ripercorrere la storia alla base del Romanzo dei Romanzi:

I Promessi Sposi

da me sottotitolato in questo modo:

Quando ti vuoi sposare ma ti incasinano tutto

La vicenda è ambientata in Lombardia, a Lecco e dintorni, anno 1628; situazione politica in Italia: dominazione spagnola. I protagonisti sono due giovani in procinto di sposarsi, ovvero Lucia Mondella e Lorenzo, ma tutti lo chiamavan Renzo, Tramaglino. Entrambi sono filatori di seta, ma questa è praticamente una delle pochissime cose che li accomuna. Lei è una specie di santa, una madonnina timida e dolce, dedita al lavoro, a Renzo e alla madre Agnese, una spaccapalle pettegola e ansiosa di prima categoria.

Ma vediamo più nel dettaglio un piccolo estratto del ritratto di santa Lucia, perché fidatevi, merita:

 I neri e giovanili capelli, spartiti sopra la fronte, con una bianca e sottile dirizzatura, si ravvolgevan, dietro il capo, in cerchi moltiplici di trecce, trapassate da lunghi spilli d’argento, che si dividevano all’intorno, quasi a guisa de’raggi d’un’aureola, come ancora usano le contadine del Milanese. 

Lucia. Ma che cazzo avevi in testa?

Le foto ritrovate su Internet sono tutte più o meno di questo tipo:

renzo-e-lucia

Quindi insomma, ‘sta povera crista girava con quella che a me sembra un’arma di distruzione di massa infilata in mezzo ai capelli, una sorta di boomerang da lanciare tipo i biglietti da visita di Occhi di Gatto, e se ti beccava uno degli spilloni morivi sul colpo per dissanguamento.

Va beh.

E Renzo? Il Tramaglino viene descritto come un ragazzotto semplice, innamoratissimo della sua Lucia (non si capisce come abbia fatto a conquistarlo con quei raggi di sole in testa: Lucia, svelaci il tuo segreto), gran lavoratore ma allo stesso tempo un po’ ingenuo e impulsivo, cosa che gli porterà non pochi guai man mano che la storia si sviluppa.

Che succede quindi?

Succede che i due stanno per sposarsi, ma il prete scelto per celebrare il matrimonio, un tal Don Abbondio, individuo spaurito e coraggioso tanto quanto potrei esserlo io in un film dell’orrore, viene minacciato da alcuni brutti ceffi: i cosiddetti bravi, scagnozzi al servizio di Don Rodrigo, signorotto spagnolo ricco e arrogante; quest’ultimo ha fatto una scommessa col cugino Attilio, qualcosa come:

“Hai visto quella tipa che gira con la corona di spine in testa? Voglio pettinarmi come lei per dare testate ai miei nemici.”

“No Rodri, guarda che quella è pericolosa! Poi comunque è fidanzata con un tipo, lo deve pure sposare! Se provi a toccarla ti infilza con uno di quegli spilloni che ha in testa!”

“Ma va, che dici! Lasciami provare! Questo matrimonio non s’ha da fare!”

renzo-e-lucia

E quindi i bravi riferiscono a Don Abbondio, che a sua volta riferisce tutto tremante a Renzo.

Renzo si incazza malamente e corre da Lucia e Agnese per comunicare la terribile notizia.

“Oh Lucì, ma chi è ‘sto Rodrigo, si può sapere?”

“No, amò, è uno che conosco solo di vista, nemmeno lo saluto! Non lo so, si sarà preso una cotta, sai com’è!”

Ma interviene Agnese, con un piano di un’astuzia e una sagacia davvero incomparabili: in realtà sposarsi è semplicissimo, è sufficiente presentarsi davanti al prete con un paio di amici a fare da testimoni e dire in fretta e furia qualcosa come:

“Ohguardachetuseimiamoglie”

“Oktuseimiomarito”

finché morte non ci separi.

Oppure c’era la possibilità di fare una capatina a Las Vegas, ma pare costasse troppo.

E insomma, Renzo e Lucia provano a seguire il geniale piano di Agnese ma le cose non vanno come speravano, perché Don Abbondio si accorge in tempo dell’inganno. I due quasi-sposini riparano a casa di un frate loro amico, Fra Cristoforo, che a differenza di Agnese ha le idee più chiare in merito a come risolvere la faccenda.

Infatti ecco la sua fine strategia:

“Ragazzi, scappate! Vi sposate un’altra volta!”

renzo-e-lucia.jpg

E qui casini su casini. I due innamorati vengono separati: Renzo dovrà rifugiarsi in un convento a Milano e anche Lucia in un convento, ma a Monza.

La partenza è abbastanza straziante, specialmente per Lucia, che si sfoga con un monologo chilometrico (l’Addio ai monti) durante il quale saluta i monti, le acque, i fiumi, le case, le finestre i tappeti e perfino la polvere sotto il letto di casa sua.

Lucì, guarda che stavi andando a Monza, mica in Australia a raccogliere frutta!

Comunque. Renzo arriva a Milano nel bel mezzo di una rivolta, scatenata dalla carestia e dalla scarsità di pane. Non pago dei casini appena passati, il giovane decide di incasinarsi ancora di più e di unirsi ai rivoltosi, tra l’altro pronunciando una specie di comizio contro i ricchi e i potenti.

Così. giusto per passare inosservato. Tant’è che il giorno dopo viene arrestato.

Benissimo Renzo, continua così.

promessi-sposi.jpg

Nel frattempo anche Lucia ha i suoi bei grattacapi. Arriva nel convento di Monza dove trova ad accoglierla Gertrude, una monaca che avrebbe desiderato ben altra carriera. Quest’ultima, in combutta con il suo amante, il perfido Egidio, favorisce il rapimento di Lucia da parte di Don Rodrigo, che si avvale dell’aiuto dell’ Innominato, una versione arcaica di Cattivissimo me.

La ragazza, imprigionata nel castello del signore, piange e si dispera, ma poi le viene la brillante idea di fare un voto di castità alla Madonna e rinunciare a Renzo per sempre.

Cioè, Lucia, ti droghi? Ma non potevi rinunciare, che so, alla pizza per un anno?

renzo-e-lucia.jpg

Appunto.

In ogni caso succede il miracolo: l’Innominato, folgorato da una improvvisa crisi mistica, libera Lucia che viene ospitata da una famiglia milanese. E Milano è proprio una città in cui non ci si annoia mai!

Infatti:

  • arrivano i mercenari, i Lanzichenecchi (con un nome così non potevano che fare i mercenari, giusto?)
  • scoppia un’epidemia di peste bubbonica

Evviva!

Siamo quasi alla fine, coraggio! In questa atmosfera, diciamo, natalizia, Renzo, scampato all’arresto, si becca la peste, guarisce e va a cercare Lucia. La trova nel Lazzaretto, il ricovero dei malati, dove la ragazza fa l’infermiera.

E qui son cazzi. Di nuovo.

E sì, perché Renzo è tutto contento e non vede l’ora di saltare addosso a Lucia, magari dopo averle sfilato l’astronave dai capelli. Lei invece lo smonta subito, dicendogli di aver fatto un voto. Di castità. Già.

“Lucia, ma vaffanc…ehm, Fra Cristoforo, vedi tu se puoi risolvere questa faccenda della castità che proprio non la digerisco, ok?”

Il buon Fra Cristoforo scioglie il voto della giovane, e tutto è bene quel che finisce bene: i due ragazzi si sposano e avranno pure una vagonata di figli, altro che voto di castità!

Fine del matton…ehm, del romanzo.

renzo-e-lucia.jpg

In tutto ciò, io sto continuando a visualizzare questa immagine:

renzo-e-lucia

Lucia, meno preghiere e più messa in piega, ok? E sorridi quando ti fanno i ritratti!

E voi, che pensate dei Promessi Sposi? Scrivetemelo nei commenti!

Ciauuuuuuu!

 

 

 

11 pensieri su “I promessi sposi ovvero quando ti vuoi sposare ma ti incasinano tutto

  1. Mi son fatto davvero delle risate a leggere questo pezzo. Io lo sto traducendo in itanglese, ti lascio l’incipit:

    Quel ramo del lago di Como sud coast oriented, tra due catene non-stop di monti tutte curvy, a seconda dell’up-down di quelli, divien quasi a un tratto small-size e a prender un look da fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera overside; e il ponte, che ivi linka le due rive, par che renda ancor più friendly all’occhio questo effetto double face, e segni lo stop del lago e il restart dell’Adda, fino al remake del lago dove le rive, sempre più extralarge, lascian lo spread dell’acqua rallentarsi in un relax di nuovi golfi curvy.

    Un saluto.

    Piace a 1 persona

  2. La Divina Commedia ci ho pensato… ma è troppo difficile e al momento non ci sto riuscendo. Ti accontenti del passero single?

    D’in sul top della old skyline,
    passero single, alla campagna
    tweettando vai nella deadline del giorno…

    Piace a 1 persona

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