Perché Anna Karenina è uno dei miei romanzi preferiti, nonostante i capitoli su Levin

Io sono una avida lettrice, e in passato lo sono stata ancora di più. In particolare, durante il periodo dell’adolescenza, che per me è stato abbastanza devastante (ma ne parlerò in uno dei prossimi post), mi ero dedicata alla lettura matta e disperatissima di tutti i classici dell’800.

Oddio, non vorrei fare troppo l’intellettuale: sappiate che insieme a quelli divoravo anche i romanzi di Danielle Steele, e un po’ mi vergogno ad ammetterlo ma abbiate pazienza, ero giovane e stupida; e probabilmente nel mio curriculum di lettrice c’è anche qualche Harmony, anche se ovviamente non ne ricordo nessuno in particolare, tanto si assomigliano un po’ tutti. Per non parlare poi di tutti quei romanzi rosa con copertine in cui un tipo unto, abbronzato, palestrato e con la camicia stracciata sul pettorale tiene tra le braccia una strafiga mezzo svenuta, con lunghi capelli fluenti e sottoveste bianca morbidamente drappeggiata sulle zone più strategiche del corpo.

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E già, ho letto anche quelli.

Insomma, ho avuto i periodi come Picasso. Il periodo rosa, il periodo rinascimentale, il periodo ottocentesco e l’immancabile periodo russo.

Quest’ultimo è stato senza dubbio il più impegnativo. Avevo cominciato, tanto per non appesantirmi troppo, con Guerra e Pace, del caro Leone (=Lev TolstoJ, ma mi piace troppo chiamarlo Leone): una pesantezza che non vi dico. Un romanzo bellissimo, per carità, ma lungo. Luuuuuuungo come pochi altri. E in alcune (parecchie?) parti estremamente noioso.

Alla fine, rendendomi conto dell’impossibilità di sorbirmi ulteriormente tonnellate di pagine di guerra, avevo deciso di saltare tutto a piè pari e leggere solo le parti di pace. Da perfetta ragazza e lettrice approssimativa.

Dopo un mattone del genere mi ero sentita pronta a tutto, quindi avevo attaccato DostoevskiJ e via con “L’Idiota”, “I fratelli Karamazov” e il terribile “Delitto e Castigo”. Non avete idea di quanto abbia odiato Raskolnikov.

Ma ne parlerò un’altra volta.

Comunque. Al termine di queste letture ero sfatta, e sostenevo che nei romanzi russi non succedesse altro che questo: personaggi che escono di casa e incontrano altri personaggi con i quali parlano, parlano e parlano, e non certo di shopping o dei fatti di cronaca. Parlano di roba pesante, concetti metafisici e filosofici e della profondissima ricerca di un senso della vita.

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Cioè, io muoro.

Stavo quasi per desistere e dare inizio ad un nuovo periodo (che sarebbe stato quello verista, dominato da Verga e Pirandello=sfiga e disagio infinito), quando è arrivato lui:

Anna Karenina, uno dei miei romanzi preferiti. E anche uno dei più immensamente tragici che abbia mai letto!

La storia è la seguente.

Anna, moglie infelice del nobile e noiosissimo Karenin, arriva in treno a Mosca per far visita al fratello Stiva, e soprattutto per convincere la moglie di lui, Dolly, a perdonare il tradimento dell’uomo. Scendendo dal treno incrocia lo sguardo dell’ufficiale Vronskij, un tipo piuttosto figo tra l’altro, ed è subito amore, il classico colpo di fulmine che ogni donna sogna o ha sognato almeno una volta nella vita.

Io personalmente non ho mai sperimentato colpi di fulmine così immediati, al massimo se vedo un ragazzo carino posso pensare: “Ah, però”, ma di certo non vado in fissa con lui, anche perché fare la stalker è davvero faticoso, poco pratico e ci vuole tempo; poi quando le guardo le serie-tv?

Forse dovrei provare a prendere più treni, comunque, o andare alla stazione e far finta di scendere da quelli ancora fermi, possibilmente avvolta dalla nebbia, che fa più vamp. Non si sa mai.

Va beh.

Nelle ore successive Anna scopre che l’uomo ha una specie di inciucio con Kitty, la giovane cognata di Stiva. Poi c’è la celebre vicenda del ballo, quella in cui Kitty danza con vari cavalieri sempre con la testa girata di 180 gradi tipo esorcista per guardare Anna e Vronskij che volteggiano beati, come se non fossero circondati da una folla di persone.

Non appena Anna si accorge dello sguardo pre-lacrime di Kitty, molla il bell’ufficiale e scappa via come Cenerentola, ma senza perdere la scarpa. Nel frattempo Kitty, nonostante Vronskij non la caghi nemmeno per sbaglio, rifiuta la proposta di matrimonio dell’amico di Stiva, tale Levin, contadino e proprietario terriero, il classico bravo ragazzo troppo poco stronzo per avere successo con le donne. E difatti prende merda a palate dalla ragazza dei suoi sogni e si ritira in campagna.

La Karenina riparte per San Pietroburgo, ma ormai è cotta a puntino. Infatti, lungo il tragitto di ritorno (sempre in treno), scopre che Vronskij la sta seguendo e questo è l’incontro tra i due, una delle scene d’amore più belle ed emozionanti che io ricordi di aver letto:

Non aveva bisogno di chiedergli perché era lí. Lo sapeva perfettamente, come se lo avesse sentito uscire dalla sua bocca, che era lí perché lí c’era lei.

– Ignoravo che doveste partire. Come mai siete in viaggio? – gli chiese comunque, lasciando ricadere la mano con la quale avrebbe voluto aggrapparsi alla maniglia dello sportello. E sul suo viso passò un lampo di esultanza e di gioia irrefrenabili.

– Come mai, mi chiedete? – ripeté lui, fissandola. – Se sono partito, se sono qui, è perché qui ci siete voi, – disse. – Non posso fare altrimenti (…)

Vronskij aveva detto esattamente ciò che il cuore voleva sentire ma la ragione temeva. Anna non rispose, ma sul suo viso Vronskij colse i segni della battaglia che si combatteva dentro di lei.

– Se ciò che ho detto vi ha turbato, perdonatemi, – le disse, dolente.

Pur rispettoso e garbato, Vronskij pronunciò quell’ultima parola con una fermezza e una determinazione tali, che per qualche tempo Anna non riuscí a ribattergli.

– Quello che avete detto è sbagliato, e da gentiluomo quale siete vi prego di dimenticarlo come io lo dimenticherò, – disse, infine.

– Non c’è vostra parola, non c’è vostro gesto che io voglia o possa dimenticare…

– Basta, smettetela! – le uscí in un grido mentre si sforzava in ogni modo di imporre un’espressione seria a quel viso che lui stava fissando con avidità.

Ragazze, se potessi scegliere di vivere personalmente la scena di un libro, sceglierei questa, soltanto per sentire Vronskij che si esprime in maniera dolente, ma anche con fermezza e determinazione: mi squaglierei all’istante.

Insomma, Anna arriva a San Pietroburgo e ricomincia la solita vita col solito marito, ma Vronskij non molla e continua a corteggiarla, tra un evento e l’altro. Alla fine la donna cede (e come poteva resistere?) e tra i due scoppia la passione. La loro relazione verrà poi scoperta da Karenin e da tutta la società, tanto che la coppia deciderà di lasciare San Pietroburgo per l’Italia.

Il romanzo segue quindi la vicenda, raccontando la trasformazione di un amore inizialmente proibito e molto passionale in un amore “malato”, avvelenato dalla gelosia di Anna, dai suoi sensi di colpa, dal perenne scontro con i giudizi dei benpensanti. Tutto ciò le rende la vita impossibile, tanto da portarla al suicidio.

E fin qui la storia è molto coinvolgente e si legge senza fatica. Tragica, certo, ma bellissima, non lo si può negare.

Però. C’è un però, esatto.

Ahimè, fan di Tolstoj, perdonatemi, ma i capitoli su Levin, che si alternano a quelli riguardanti Anna e Vronskij, non li ho mai digeriti, così come le parti di guerra in Guerra e Pace. Quest’uomo insopportabilmente buono, equilibrato, sempre alla ricerca del senso della vita, in preda a crisi mistiche ogni due per tre, innamoratissimo di Kitty (con la quale poi riuscirà a convolare a nozze e vivranno per sempre felicissimi e contentissimi), perennemente in paranoia su questioni metafisiche, io non l’ho potuto reggere.

Un vero macigno, uno di quei personaggi alla russa, tanto per intenderci, quelli che nei romanzi di Dostoevskij incontri per strada e ti fa due palle così parlando del significato nascosto delle cose.

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Leone, chiedo venia. Hai scritto un capolavoro, ma quando lo riprendo in mano non vado di sicuro a rileggermi le parti su Levin, Kitty, gli aratri e la campagna. Molto più interessante Anna, Vronskij, i treni e la città.

Sarà perché, in fondo in fondo, sono una gran romanticona?

Stasera farò un esperimento. Chiederò al mio fidanzato di dirmi qualcosa con espressione dolente, ma al contempo con freddezza e determinazione.

Tipo:

Francesca, ti sei dimenticata di comprare la carta igienica. Sai che non posso vivere senza.

E io gli risponderò:

E invece dovrai riuscirci!

Poi scapperò da qualche parte. Considerando che la casa è piccola andrò o in bagno o in camera da letto.

Che emozione!

Va beh, con questa patetica immagine vi abbandono anche oggi. Mi raccomando, commentate e ditemi se anche voi avete amato Anna e odiato Levin quanto me! E se Anna Karenina è anche uno dei vostri romanzi preferiti!

Mi congedo con una bellissima e verissima frase di Anna, ovvero del mitico Leone:

Se è vero che ci sono tante sentenze quante teste, così pure tante specie d’amore quanti cuori

Anna, c’hai ragione c’hai.

 

 

 

9 pensieri su “Perché Anna Karenina è uno dei miei romanzi preferiti, nonostante i capitoli su Levin

  1. Ciao, sono capitata per caso sul tuo blog, ho dato una sbriciata e mi piace un sacco, anche come sono strutturati gli articoli, è un ottimo lavoro 🙂 E complimenti anche per il coraggio e la tenacia con cui hai affrontato i romanzi russi, anche io ho fatto un periodo in cui mi ero fissata e volevo leggerli tutti, però ho iniziato subito con Delitto e Castigo. E mi è piaciuto, ho continuato con Dostoevskij per un po’, poi il mio cervello ha iniziato a sciogliersi e ho smesso… Anna Karenina ho tentato di leggerlo quando avevo 16 anni ma non ce l’ho fatta, troppo pesante e incomprensibile forse per quell’età, ho perso il coraggio. Ma dopo aver letto il tuo articolo mi è tornata l’ispirazione e penso proprio che ci riproverò, speriamo in bene 😉

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  2. uh mamma, capito qui un po’ per caso e ti dirò che anna karenina credo sia l’unico romanzo russo letto fino ad ora, ho in libreria guerra e pace e l’idiota, ma non riesco mai a decidermi ad iniziarli! sicuramente mi hai fatto venire un po’ voglia almeno di spolverarli! scrivi benissimo e sei divertente, che è un po’ strano visti i temi russi XD

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  3. Uno dei miei romanzi preferiti. Sì, lo capisco, Levin con le sue elucubrazioni mistiche può risultare palloso e poco romantico, ma in fondo Leone si identifica in lui, quindi anche solo per questo, per aprire squarci nella mente dello scrittore, visto che lo ami…

    Scusami se infierisco: bella la scena in cui Levin si fa insegnare dai contadini a falciare il grano con la falce, e falcia, falcia e falcia fino a scoprire un significato più profondo della vita, quello di lavorare, del sudore ecc. Perché, parliamoci chiaro, i nobili russi non facevano una beneamata minchia dalla mattina alla sera.

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    1. In un certo senso sono d’accordo con te, ma banalizzare é un espediente che utilizzo per rendere più ironici i miei post.. Ovviamente Anna Karenina è un capolavoro della letteratura e riassumerlo alla mia maniera in poco più di 1000 parole non gli rende certo giustizia, ma per quello esistono gli studiosi e i critici letterari, che ne sanno ben più di me. Io scrivo per divertirmi, e so benissimo che i miei pezzi possono essere irritanti e banali per diverse persone. Pazienza, lo capisco e rispetto qualsiasi opinione espressa con educazione e rispetto, come nel tuo caso. Grazie Anna.

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