Pollon e il mistero del talco, che talco non era

A parte il balletto dei due orsi vestiti con la salopette in jeans, che boh, non saprei commentare. Ma la domanda è:

Se non era talco (e ovviamente non lo era), che cazzo era?

No, perché a me ne servirebbe un pochino. Tipo un quintale al giorno. Faccio anche la danza cretina con gli orsi, giuro, ma datemi il finto-talco!

Insomma, avrete capito che ho avuto una settimana difficile. Armata del mio innato pessimismo poco approssimativo e memore della legge di Murphy (com’è che diceva? Che se qualcosa può peggiorare, peggiorerà?), mi sto preparando a parare i futuri colpi della sfigah. Nel frattempo ho deciso di regalarmi e regalarvi una ventata di buonumore ricordando uno dei miei cartoni preferiti:

C’era una volta Pollon

Di recente ho scoperto che lo stanno ri-trasmettendo la mattina presto su Italia 1, e non nascondo che riguardo volentieri qualche puntata, dato che Pollon, insieme a Mila di Mila e Shiro, è stata l’eroina della mia infanzia, pubertà, adolescenza e post-adolescenza. Aggiungiamoci il fatto che, da ex-studente di Liceo Classico, sono una fanatica di mitologia greca e in quell’adorabile materia che si chiama epica avevo 8 periodico: non potevo non adorare questo anime ambientato sul monte Olimpo.

Certo, incentrare un cartone di argomento mitologico su una ragazzina che nel mito non si è mai vista da nessuna parte, chiamarla con quello che sembra il nome di un detersivo per la lavatrice (pensateci: la lavatrice lava di più con Pollon; colori brillanti con Pollon; che mondo sarebbe senza Pollon?…e ora la smetto se no mi fucilate), popolare il cartone di personaggi surreali ispirati ad un modello educativo non esattamente sano…beh, solo i giapponesi potevano riuscirci, e anche bene.

Ma rivediamo un attimo la storia. 

Pollon è appunto una bimbetta di bassissima statura, bionda, che possiede un solo vestito (come tutti gli altri ospiti dell’Olimpo, del resto) e scorrazza in lungo e in largo intorno al sacro monte senza fare un cazzo, dalla mattina alla sera. Suo padre, Apollo, dio del Sole, è un perfetto idiota, un deficiente che ha l’unico compito di saltare ogni mattina su un carretto sgangherato guidato da uno spelacchiato asinello, Dosancos (nemmeno un cavallo: un asino) e trasportare il Sole in cielo.

Pollon-il-mistero-del-talco
Immagine tratta da Pinterest

Trasportarlo nel vero senso della parola, della serie prendere questa palla gialla sbadigliante strabica e con i raggi dal comodino, metterla dentro il carretto e trasferirla a sbadigliare in mezzo alle nuvole.

Va detto a onor del vero che Apollo come trasportatore, è una mezza sega. Sono più le volte che non sente la sveglia perché ancora ubriaco dalla sera prima che quelle in cui riesce a svolgere il suo dovere. Proprio un bel modello per la figlia!

Per non parlare del nonno di Pollon, il grande Zeus.

Cioè: nella mitologia greca Zeus è uno con i coglioni, il padre di tutti gli dei, quello che è rimasto incinta e ha partorito la dea Atena dalla testa dopo essersela fatta spaccare con un martello; quello che si è cucito il feto di Dioniso sulla coscia e ha portato a termine la gravidanza: quello che si è trombato tutto il monte Olimpo, incurante di incesti vari e con la simpatica tendenza a trasformare le sue amanti in animali se necessario…come dimenticare quella gran sfigata della sacerdotessa Io: sfigata già nel nome di battesimo e pure convertita in vacca.

Per quanto riguarda la figura di Zeus, nel cartone il mito viene rispettato, in un certo senso: nel senso che il padre degli dei è rappresentato appunto come un vecchio viscido, tozzo e barbuto: in sostanza un porco, uno che sbava dietro a qualunque essere femminile respirante, tra l’altro non si mette nemmeno particolari problemi ad allungare le mani o a rincorrere le donne che rifiutano le sue avances. Un molestatore seriale, ovvero un altro bell’esempio da seguire per la piccola Pollon.

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Immagine tratta da Pinterest

L’altro grande protagonista è il migliore amico della ragazzina, Eros, il dio dell’amore. Se ricordate la leggenda di Amore e Psiche, ricorderete anche che lui era un gran figo, così come tutti gli dei, chi più chi meno. Nell’anime Eros è questo:

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Immagine tratta da You Tube

Un coso rotondetto con la panza da birra e le alette da puttino che gira per le strade nudo, si, esatto, non ha neanche uno straccio di pareo, un paio di boxer, una foglia di fico. Nudo e oltretutto senza cazzo. E da dove piscia ‘sto disgraziato?

Va beh.

Il povero Eros, inoltre, viene continuamente preso in giro da Pollon e da tutti gli altri dei per la sua scarsa avvenenza, e infatti lo chiamano affettuosamente “nanerottolo”.

Bullismo mitologico. Mah.

Intorno a questi 4 personaggi gravitano altre divine presenze, come Afrodite, dea dell’amore, una tipa strafiga che sta sempre davanti allo specchio ripetendosi quanto è bella.

Era, la compagna “ufficiale” di Zeus, una bionda con le autoreggenti che passa il tempo a fulminare il marito quando lo sgama a stalkerare qualche povera ninfa.

Poseidone, dio del mare e fratello di Zeus, una sorta di Magnum P.I. in versione gigante, un po’ più abbronzato e con la voce da baritono.

Pollon-il-mistero-del-talco
Immagine tratta da You Tube

Efesto, dio del fuoco, un essere brutto quanto Eros ma almeno non è nudo.

In ogni episodio viene rivisitato un mito: il labirinto del Minotauro, la storia di Narciso, Dedalo e Icaro eccetera eccetera, e in ogni episodio Pollon riesce a risolvere qualsiasi problema, grazie soprattutto all’aiuto della dea delle dee, che le appare come la Madonna per darle un affarino a forma di farfalla: il miracolo Bon Bon.

Con questa specie di amuleto Pollon rimette tutto a posto, e grazie al cazzo, ci sarei riuscita anche io se ogni volta mi fosse comparsa una fata turchina con la bacchetta magica per risolvere i problemi.

Come tocco finale, dopo aver risanato le faccende da risanare, Pollon infila la mano in un magico sacchetto e urlando “Corocoropollon!!!” lancia per aria una misteriosa polverina luminosa, che in un nano-secondo rende tutti più felici.

Ora, lo abbiamo capito tutti da un pezzo che non era talco. Resta da capire dove cacchio si compra il Corocomesichiama, perché mi ci voglio fare la doccia, subito.

Al termine della giornata in genere Pollon e compagnia divina a seguito si riuniscono per la cena, ma non parliamo di cotolette e insalatine d’accompagnamento: trattasi piuttosto di ritrovi per bulimici e alcoolizzati, dove si mangia come se non ci fosse un domani e si beve qualsiasi cosa. La finiscono tutti stravaccati sulle sedie o svenuti per terra con la panza strapiena e la bava alla bocca, come nelle migliori famiglie.

Homer Simpson in confronto è un mormone.

Bene, qui mi fermo, ma vi lascio con la mia consueta lezione quotidiana.

Da Pollon abbiamo imparato che:

  • sembra talco ma non è, e non sapremo mai cos’era realmente: rimarrà un mistero
  • le gioie della vita sono queste: bere alcoolici e sfondarsi di cibo (in effetti…)
  • il cazzo non serve (in effetti…ah no)

Raccontatemi nei commenti cosa pensate di questo cartone, se lo guardavate anche voi e se ho dimenticato di descrivere qualche folle personaggio!

Sigla!

 

 

18 pensieri su “Pollon e il mistero del talco, che talco non era

  1. Non solo seguivo Pollon e ancora lo vedo quando lo trovo in giro, ma ho un anedoto da raccontarti. A 16 anni, durante il primo campogiochi che organizzavo abbiamo fatto.una recita con I bambini e ci serviva uno stacchetto per il cambio scena quindi io genio ( della serie a 16 anni ero ancora nel.Pease delle meraviglie) ho la genialata: facciamo lo stacchetto di Pollon che parla di magia come.il.nostro spettacolo!!! Già io ero convinta che si parlasse di polvere magica tipo Trilli… per fortuna erano gli anni 90 oggi mi licenzierebbero per molto meno temo😂😂😂

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  2. Miss Polette! Ti adoro… da ex “liceo classico”, oltre ad avermi fatto morire dal ridere, ho apprezzato un sacco di altre sfumature!
    Spero solo che, a questa distanza di tempo (vedo che gli ultimi post sono del 2018) tu sia ancora attiva!
    Manifestati nella mia vita! Ti voglio 😁

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  3. Grazie per il divertente articolo!
    Non per distruggerti un mito, ma nell’originale giapponese la canzoncina diceva: くまくまかえる。ナハハでチョン。Ovvero “Orso, Orso, Rana. Nahaha e poi Chon”. Che vuol dire niente, è semplicemente una filastrocca nonsense.
    Sono stati i traduttori italiani a inventarsi la storia del talco-non-talco.
    Buona droga a tutti!

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