Cime tempestose e la protagonista femminile più stronza della letteratura.

Io, scusate se lo dico, consapevole del fatto che l’affermazione che sto per fare equivale ad un suicidio mediatico, tutto questo mito su Cime Tempestose non l’ho mai capito.

Per i pochi che non avessero letto il romanzo in questione, sto parlando dell’unico libro scritto e pubblicato nel 1847 da Emily Bronte, sorella della più famosa Charlotte, a sua volta autrice del celebre Jane Eyre.

Attirata più dal titolo catastrofico che da altro, forse 25 anni (e circa sei chili) fa, mi sono dedicata alla lettura di questo classico della letteratura inglese, lettura che ho portato a termine con immenso sforzo…tant’è vero che non sono mai più riuscita a leggerlo, a differenza invece di opere come Orgoglio e Pregiudizio o lo stesso Jane Eyre che ho ripreso in mano più e più volte.

Perché?

Ma perché è un romanzo pieno di gente psicopatica, incasinatissimo, carico di flashback, pesante, paranoie su paranoie, e ok che in amore come in guerra tutto è lecito, però che ansia ragazzi. Soprattutto è il romanzo con la protagonista femminile più stronza, più insopportabile, più odiosa della letteratura.

Secondo me.

Rinfreschiamoci la memoria.

Il racconto ha inizio quando un ricco gentiluomo, il signor Lockwood, reduce da una cocente delusione d’amore, si trasferisce nel nord dell’Inghilterra in un luogo pacifico e baciato dal sole….un cazzo. In una landa desolata e spoglia dove piove sette giorni su sette e fa un freddo boia. In questa amena località sorgono due abitazioni: la prima è Trushcross Grange, ed è quella che prende in affitto il nostro amico. La seconda porta il nome del libro, ovvero Wuthering Heights, che ancora adesso non ho capito come diamine si pronunci, comunque in italiano corrisponde al simpatico “Cime tempestose”.

E già traslocare vicino ad un luogo così denominato diciamo che non mi farebbe dormire tranquilla, tantomeno superare una cocente delusione d’amore. Ma una gitarella ai Caraibi no, vero, Mister Lockwood?

Proprietario di Wuthering-come-cazzo-si-dice è un altrettanto ameno personaggio: il signor Heathcliff (altro nome impronunciabile), un tizio completamente fuori di testa, scorbutico, scontroso, rozzo e antipatico a livelli inverosimili.

Complice una tempesta (e non si chiamava Cime tempestose a caso), Mr Lockwood una sera si ritrova a passare la notte nella tenuta di Heathcliff, e qui che ti vede?

Il fantasma di una donna.

Ma-che-bellezza.

‘Sto fantasma è Catherine, la tizia amata per anni da Heathcliff e deceduta da ormai diverso tempo.

Lockwood, invece di riconsiderare l’idea dei Caraibi, decide di rimanere e sopportare pioggia, burrasche, umidità e fantasmi. Va beh, de gustibus. Nel frattempo la governante, una certa Nelly, gli attacca bottone ammorbandolo con il resoconto della storia di Heathcliff e Catherine, e qui partiamo con i flashback.

Ritorniamo indietro di trent’anni. A Cime Tempestose arriva il piccolo Heathcliff, un disgraziato trovatello senza casa e famiglia dalla pelle molto scura, forse zingaro, forse spagnolo, forse boh. Il proprietario della casa lo adotta, ma i suoi figli, Catherine e Hindley, non è che siano proprio dei campioni di ospitalità. Immediatamente cresce la rivalità tra i due maschietti, tanto che per evitare catastrofi il piccolo lord a un certo punto viene spedito in collegio.

Nel frattempo, rimasti soli, Catherine e Heathcliff simpatizzano e si trasformano in due selvaggi: giocano con i cavalli, ruzzolano in mezzo ai cespugli, si rotolano nel fango e tra una capriola e l’altra si innamorano.

L’idillio viene interrotto dalla morte del capofamiglia e dal ritorno di Hindley, che riprende in mano le redini della casa e, da bravo uomo maturo, immemore degli errori di gioventù, spedisce Heathcliff a lavorare con il resto della servitù. Il povero ragazzo resiste per amore di Catherine, poi però la giovane viene aggredita da un cane nei pressi della dimora della ricchissima famiglia dei Linton. Costoro si offrono di curarla e la ospitano in casa per diverso tempo, e guarda un po’, Catherine la stronza scopre che gli agi e le comodità in effetti non sono tanto male, e non è tanto male nemmeno il figlio dei Linton, Edgar, un giovanotto dai modi educati e gentili.

Ma l’amore vero trionfa…ah no, non trionfa proprio per un cazzo. Catherine si confida con Nelly, affermando di amare pazzamente Heathcliff ma sposarlo no, per carità, uno così rozzo…molto meglio Edgar. Mah. Il rozzo, che coincidenza, origliando di nascosto sente tutto, e giustamente si incazza a bestia, fuggendo via e sparendo completamente dalla circolazione.

Catherine allora piange lacrime di coccodrillo, indi si asciuga le lacrime e sposa Edgar, perché d’altronde il tempo bisogna pur occuparlo in qualche modo.

Passano gli anni, Heathcliff ritorna in pompa magna, bello ripulito, splendente, con una vagonata di soldi e più incazzato di quando era partito. In pochi mesi fa impazzire tutti: manda in rovina il fratellastro facendogli ipotecare la casa e diventandone l’unico padrone, sposa la sorella di Edgar giusto per far rosicare Catherine e non ne fa mistero, la mette incinta e la porta a scappare a gambe levate.

Catherine, da stronza che era, diventa ormai completamente isterica: partorisce una bambina (chiamata Cathy, viva l’originalità) e si lascia morire, non prima di aver dichiarato il suo amore incondizionato a Heathcliff.

Così, in punto di morte.

Beh, grazie al cazzo.

Non poteva svegliarsi prima, magari evitare di sposare un altro solo per i suoi modi gentili e vivere felice e contenta?

Dalla regia mi dicono di no.

Heathcliff, che già non era tanto giusto, in seguito alla morte della sua amata esce definitivamente di testa, sfogandosi sulla piccola Cathy, che costringe ad un infelice matrimonio con Linton, il figlio avuto dalla sorella di Edgar (si, lo so, non ci state capendo più niente), un disgraziato malato di tubercolosi.

Va beh, accorcio i tempi che qui le cose si stanno facendo davvero pesanti. Edgar muore, Linton muore, tutti sono disperati a livelli inenarrabili, poi Heathcliff inizia a vedere il fantasma di Catherine ogni notte e…

Si ravvede? Chiede perdono per tutti i suoi peccati, si converte al buddhismo, si trasferisce in un eremo a coltivare cactus?

No, muore pure lui.

Cioè, boh, che ansia.

Con l’ennesimo flashback si chiude il romanzo. Mister Lockwood, finalmente stufo della pioggia e dei maremoti, va a Londra (ancora niente Caraibi), ma dopo sette mesi torna a Cime Tempestose. Qui scopre che la giovane Cathy si è felicemente sposata con Hareton  (nomi decenti no, eh?), figlio di Hindley (ma ormai avete dimenticato chi cazzo era Hindley e per non farvi tornare indietro ve lo ridico: il fratello di Catherine, Catherine la stronza) e tutto va bene.

Lockwood, in uno slancio di romanticismo, va a visitare le tombe di Heathcliff e Catherine e cerca di auto-convincersi che i fantasmi non esistono, quindi fa un biglietto per i Caraibi.

Ricapitolando, da Cime Tempestose abbiamo imparato che:

  • l’amore non è bello se non è litigarello (si, ma anche meno)
  • la vendetta è roba per ricchi
  • meglio i Caraibi

Mi aspetto una valanga di commenti! Cioè, in realtà andranno bene anche due o tre, comunque…avete letto questo romanzo? E non pensate anche voi che Catherine sia la protagonista femminile più stronza della letteratura?

Vi lascio con una canzone bellissima!

 

 

 

 

15 pensieri su “Cime tempestose e la protagonista femminile più stronza della letteratura.

  1. Che dire, in merito a questo romanzo posso dirti che presi un fantastico 4– in un tema che feci alle superiori proprio su Cime tempestose visto che lo scrissi senza averlo letto… per poter scrivere qualcosa, me lo riassunse una compagna di classe che credo non l’avesse letto neppure lei… Passarono gli anni e alla fine lessi il libro, ma effettivamente capii che non mi ero persa niente, sarebbe stato meglio rimanere col dubbio 😊

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  2. Mai letto il libro ma giusto la scorsa settimana ho terminato di ascoltare l’audiolibro.
    Qualunque storia narrata da un professionista può diventare avvicente e non ho faticato ad arrivare fino in fondo anche con cime tempestose.
    Peró mi ha lasciata proprio perplessa: non capisco sto successo letterario, ho trovato la storia piena di incoerenze e forzature. Ho pensato che magari sono troppo ignorante per apprezzare questo capolavoro della letteratura inglese… mi ha anche abbassato l’autostima 😦

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  3. infetti la storia e un amore passionale e anche un po egostisco da parte di entrambi perche se si amavano tanto perche torturassi sposando un altra persona in questo non a senso per poi morire tra le braccia dell amato o no ?

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  4. Uno dei miei libri preferiti.
    Quel tormento continuo e costante l’ho riconosciuto…Agire sapendo di sbagliare non è fantasia ne fantascienza e l’ho trovato per certi versi reale.
    Poi, d’accordo sul fatto che Catherine sia la protagonista femminile più stronza della letteratura.
    Ma rispetto ad Emma Bovary è niente.

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  5. La mia critica letteraria all’intero polpettone/libro: BAH!
    Secondo me Catherine non era poi così stronza, alla fine tra un tizio grezzo e uno amante del sapone con buone maniere noi donne preferiamo sempre il secondo per una relazione a lungo termine, il grezzo ci piace solo per rotolarci nella brughiera…
    Quello che non ho mai capito è perché Heathcliff dopo essersi ripulito e fatto vagonate di soldi non sia andato lui ai Caraibi invece di tornare in quel posto del cavolo per mettere in atto la sua vendetta da psicopatico…

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  6. Il personaggio peggiore resta comunque quello di Nelly che racconta tutta la storia per filo e per segno come se l’avesse vissuta lei in prima persona, è assurdo il racconto dei dettagli fatto da un’altro. Per me la storia non ha senso già da questo. Se avesse voluto fare una sintesi a mr Lockwood l’avrebbe fatta come l’hai scritta tu più o meno. E poi si intromette sempre ed è sempre lì che ascolta anche nell’intimità ma fatti i cazzi tuoi

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