Quella volta che ho incontrato Alessandro Borghese e ci ho fatto un selfie

Per chi ancora non lo sapesse, la sottoscritta non ama cucinare, anzi, diciamo che detesta farlo e quando lo fa (solo se costretta, attenzione) lo fa di malavoglia e molto, molto male.

Non che non ci abbia provato.

Tra i miei esperimenti culinari più disastrosi annoveriamo:

  • gli hamburger di broccoli e fagioli, venuti malissimo perché la ricetta diceva di frullare sia i broccoli sia i fagioli, ma io avevo ritenuto che schiacciando il tutto con una forchetta il risultato non sarebbe cambiato. In casi come questo ho imparato che aggiungere badilate di pane grattugiato per legare gli ingredienti non aiuta.
  • il brodo di pollo, che avevo preparato seguendo pedissequamente le istruzioni della mia amica Erika. Peccato che avessi messo a bollire anche l’etichetta del pollo, non chiedetemi come.
  • le cosce di pollo in padella (che volete, ero in fissa con il pollo), talmente bruciate che in seguito ho potuto orgogliosamente postare la foto della padella annerita e delle suddette cosce carbonizzate sul gruppo Facebook Cucinare male (dategli un’occhiata, soprattutto se pensate di essere dei pessimi cuochi e volete consolarvi con l’idea che c’è sempre chi fa peggio di voi).

Scommetto che non ci credete quindi beccatevi la documentazione fotografica:

Pollo

Raccapricciante.

Comunque. Questa lunga premessa per dire che, nonostante le mie scarse doti culinarie, sono una fanatica dei programmi di cucina. Avevo già scritto in precedenza di Masterchef (rinfrescatevi la memoria cliccando qui), ma devo ammettere che nell’ultimo anno il posto occupato nel mio cuore da Bastianich&company è stato conquistato da Alessandro Borghese e la sua trasmissione “Quattro Ristoranti”.

Intanto, spendiamo due paroline sul fatto che Mister Borghese sia diventato una specie di sex symbol, alla stregua dell’ormai già abbastanza idolatrato Alberto Angela.

Capello selvaggio, occhiali da vista, fisico non esattamente statuario e mascella trapezoidale: insomma, il classico ragazzo che quando le amiche ti chiedono com’è tu dici che è un tipo, loro pensano che sia un cesso e invece è un tipo davvero. Nel senso che non è un cesso. Capito?

Io no.

Va beh, è un concetto da rivedere, me lo conservo per un prossimo pezzo.

Alessandro Borghese è e resterebbe semplicemente un tipo, non fosse per l’eccezionale carisma che gli permette di presenziare in tv e condurre trasmissioni con la stessa naturalezza con la quale stenderebbe la pasta per fare i ravioli. Lui è così: sempre garbato, la battuta pronta, quella voce mezzo impostata che comunque non infastidisce, l’atteggiamento da compagnone…poi dai, finalmente uno spettinato, che non sta lì a perdere tempo per costruirsi un’impalcatura tricologica sulla sommità del capo. Finalmente uno non palestrato, con la pancetta, che magna qualsiasi cosa e con il quale andresti in pizzeria senza la paranoia di finire la tua pizza e vedere che lui ne lascia un quarto della sua perché “non ha più fame”. E tu magari mangi i suoi avanzi e ordini pure il tiramisù.

Sembra una cavolata inventata per farvi ridere invece mi è capitato sul serio…una love story più story che love…e nemmeno tanto story in effetti.

Di programmi Borghese ne ha condotti tanti, ma la formula di Quattro Ristoranti è quella che più mi aggrada. In pratica lui arriva in una città, sceglie appunto quattro ristoranti e ci va a mangiare insieme ai concorrenti, che sono i titolari dei ristoranti prescelti. Funziona così: Alessandro arriva con i ristoratori, entra in cucina e I-NE-VI-TA-BIL-MEN-TE passa il dito sopra la cappa.

Ora, ragazzi, io dico: macomecazzofaianonpulirelecappasesaichearrivaAlessandroBorghese.

Perché immagino che ogni ristorante venga avvisato per tempo del giorno in cui avverranno le registrazioni. Cioè, lo sanno anche i muri che ispezionare la cappa è la prima cosa che fa. E ogni cazzo di volta c’è lo sfigato di turno che si ritrova davanti agli occhi il dito nero di Borghese che lo guarda con un sorrisetto compiaciuto a metà tra il “ti-ho-fregato” e il “certo-che-sei-un-pò-coglione”.

Io, fossi nel ristoratore, chiamerei l’impresa di pulizie dell’Empire State Building prima di far entrare Borghese nella mia cucina. Come minimo.

Durante ogni cena, poi, fatalmente si verifica qualche intoppo: un pesce non spinato abbastanza bene, un polpo non pescato un’ora prima, le patatine surgelate.

Anche qui: dai, ragazzi, le patatine surgelate. Ma si può? E sbucciamole duecento patate di merda. Lo dice una che mangerebbe surgelati vita natural durante, ma prima di sbolognarli ad Alessandro Borghese mi faccio lapidare con dei bastoncini Findus.

Al termine delle cene, si fa la somma dei voti, e l’illustre chef per l’occasione rende noti i suoi che, sappiamo benissimo, “possono confermare o riBBaltare il risultato” ottenuto dalle votazioni di ciascuno dei ristoratori.

Al vincitore vengono consegnati cinquemila euro da investire nella propria attività, un bel po’ di pubblicità e svariati nuovi followers sulla pagina Instagram del ristorante.

Insomma, se conoscete le trasmissione non devo aggiungere altro. Se non la conoscete non aggiungo altro lo stesso: guardatela, ma a stomaco pieno, perché fa venire parecchia fame.

Chiudo con un interessante aneddoto e no, non preoccupatevi, non si tratta del resoconto di qualche altro mio devastante esperimento culinario.

Circa due settimane fa passeggiavo in direzione di casa mia. Da lontano scorgo un capannello di gente e inizio a storcere il naso, immaginando siano i soliti turisti tedeschi-americani-inglesi-francesi con tanto di paletta colorata in mano per riconoscere il gruppo di appartenenza. Niente in contrario con il turismo, non fraintendete. Il problema è che le strade del centro storico della mia città (lì infatti è avvenuto il fattaccio) sono piuttosto strette, e ‘sti turisti camminano a due all’ora, incuranti delle macchine che devono passare o delle ragazze approssimative che hanno fretta di rientrare e non hanno voglia di bloccarsi per evitare di venire immortalate nella foto ricordo di Frau Schneider a Cagliari.

Quindi insomma, storco il naso, aguzzo la vista e noto un gigante con i capelli incasinati più dei miei e gli occhiali da vista.

Cioè, Alessandro Borghese. Il mio mito a 50 metri di distanza. Presa dall’entusiasmo, chiamo immediatamente il mio ragazzo (già, perché poi il mio periodo da Bridget Jones è durato meno del previsto, ma questa è un’altra storia), gli spiego la situazione e lui mi esorta a fermarlo per ottenere un selfie. Timida come sono, conoscendomi e senza un incoraggiamento decente sarei passata dritta millantando indifferenza. Poi guardo meglio e noto che c’è la fila per le foto: infine non erano turisti, ma passanti estasiati dall’occasione d’oro di poter pubblicare su Facebook e Instagram uno scatto insieme al mitico Borghese.

Specifico che ero in condizioni non proprio decenti: senza trucco, senza piastra ai capelli, con lo zainetto e una busta di qualcosa in mano. Va beh, in sostanza mi armo di spudoratezza, mi avvicino, fisso Borghese nelle palle degli occhi e gli chiedo se sia possibile scattarci una foto. Alessandro, forse un pochino seccato perché probabilmente ero la centocinquantaseiesima fan che lo bloccava per il medesimo motivo, mi dice “Sciao!”, sorride stentato e accetta. Acchiappo un tizio che mi ritrovo casualmente a fianco, gli schiaffo in mano il cellulare e il maledetto scatta, tagliandomi le gambe ovviamente.

Biascica due parole di scuse ma io nemmeno lo ringrazio e invio subito la foto al mio ragazzo, a mia sorella, a tutte le amiche e ai colleghi, in quest’ordine. Indi pubblico su Facebook e Instagram, riscuotendo un numero impressionante di like (impressionante rispetto ai miei consueti 72/84) che nemmeno le mie foto in costume risalenti a quando ero più giovane e tonica hanno mai potuto tanto.

Scusate l’eccesso di entusiasmo ma non vedevo un vip credo dall’estate del millenovecentonovantaequalcosa, quando in spiaggia mia madre mi aveva indicato Edoardo Bennato, ma non me ne era fregato più di tanto.

Decisamente, Alessandro Borghese “ci piasce” di più.

Vi lascio con la ormai celebre foto del mio fortunato incontro e niente, dai…continuerò a guardare Quattro Ristoranti e altri programmi di cucina senza sapere come si cuoce un uovo.

Ma non ditelo a Borghese.

Alessandro-Borghese

 

 

 

6 pensieri su “Quella volta che ho incontrato Alessandro Borghese e ci ho fatto un selfie

  1. Sorvolo sul pollo XD il programma l’ho visto un paio di volte ma come tutti i format simili è troppo costruito (e finto per i miei gusti). Poi a me le sue ricette ammetto ispirano poco 😀 In ogni caso tu nella foto sei venuta bene…lui insomma!!!

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  2. Beneeeee!! Anche io adoro Borghese… ma non i suoi programmi. Li credo come il tuo pollo 🙂

    Non mi parlare dei periodi da Bridget Jones… per favore, altrimenti non ti leggo più! Il mio dura da tre anni e sono contenta che il tuo sia finito. Allora si sopravvive?

    Piace a 1 persona

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