Lo strano rapporto tra Dio e Abramo parte seconda (e anche ultima)

Allora, ecco attesissima (forse) la seconda parte del post su Abramo e sul suo strano (e rasentante lo stalkeraggio) rapporto con Dio. Per coloro che non hanno ancora letto la parte prima (non so che scusa abbiate ma spero che sia qualcosa di più interessante di un’influenza) vi facilito la vita: cliccate qui e ripassate il tutto.

Comunque, ci eravamo fermati ad un punto abbastanza cruciale, una sorta di resa dei conti durante la quale Abramo in sostanza chiedeva a Dio quando cazzo avesse intenzione di concedergli ciò che gli aveva promesso, ovvero popoli a lui sottomessi, discendenti a manetta e vecchiaia felice. Ricordiamo inoltre che l’uomo ormai aveva superato gli ottant’anni, e quindi capirete bene che un tantino di premura fosse più che giustificata.

Il Signore, da abile e consumato politico qual è, gli risponde come al solito con altre vaghe e abbastanza inverosimili promesse dopodiché se ne va, lasciando il povero vecchio ai suoi reumatismi.

Nel frattempo la moglie di Abramo, Sara, si fa due conti: io e mio marito siamo ultraottantenni e se stiamo ad ascoltare Dio e i suoi vaneggi la finirò col partorire nella bara. Quindi compie un atto di estrema generosità e dice al coniuge:

“Ecco, il Signore mi ha impedito di aver
prole; unisciti alla mia schiava.”

Se ti funziona ancora, avrei aggiunto io. Ma Abramo già in precedenza aveva dato prova di possedere doti degne di un eroe della Marvel, ed evidentemente la situazione al di sotto dell’ombelico era ancora sufficientemente gloriosa, tant’è vero che il patriarca, senza protestare più di tanto, accetta di buon grado la proposta della moglie e si unisce biblicamente alla schiava in questione: Agar.

dio e abramo

Gli spermatozoi di Abramo sono anzianotti ma oltremodo efficienti; difatti Agar rimane subito incinta. Peccato però che, sentendosi forte in quanto madre dell’unico futuro erede di Abramo, la donna si monta un attimo la testa e comincia a comportarsi non più tanto da schiava. Sara non gradisce il cambiamento e si lamenta col marito, il quale molto ponziopilatamente se ne lava le mani:

“Ecco, la tua schiava è
in tuo potere: falle ciò che ti pare.”

Un vero gentleman.

Pertanto Agar viene mobbizzata dalla padrona e costretta ad andarsene. E dove volete che vada una povera schiava incinta e abbandonata? Ovviamente nel bel mezzo del deserto. Qui, guarda la coincidenza, la ragazza incontra un angelo del Signore il quale tenta di convincerla a ritornare sui suoi passi:

“Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa”.

Col cazzo, pensa Agar.

Ma quello non si dà per vinto:

“Moltiplicherò
la tua discendenza e non si potrà contarla per la
sua moltitudine”.

Ah beh, allora. Che offerta allettante.

Fatto sta che la ragazza si fa persuadere, forse più per via dell’essere bloccata in mezzo al deserto che per la promessa di vagonate di figli. Perciò torna da Abramo e dalla simpaticissima Sara e partorisce un bambino di nome Ismaele.

Passa il tempo, Abramo compie NOVANTANOVE anni e il Signore gli riappare per sciorinargli il consueto delirio:

“(…)ti renderò molto, molto fecondo (…)
e da te nasceranno dei re.”

Seeeee, molto molto fecondo. Ancora con questa storia.

“Da parte tua devi osservare la mia
alleanza (…) Questa è la mia alleanza che dovete osservare (…), sia
circonciso tra di voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere
la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell’alleanza
tra me e voi.”

Ma porca troia, non possiamo buttare giù un contrattino e firmarlo col sangue piuttosto?

“(…)così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne
come alleanza perenne.”

Ah ok, se la metti sul piano della carne…

“Quanto a Sara tua moglie (…) io la benedirò e anche da lei ti
darò un figlio”

Abramo giustamente pensa: ma come, io c’ho cent’anni, Sara novanta…cioè, la vedo in salita. E adesso devo pure farmi circoncidere, cazzo. Non c’è più rispetto per gli anziani.

Comunque. Partono le circoncisioni di massa, e nel frattempo Sara apprende che rimarrà incinta. La cosa la fa un po’ sorridere ma il Signore se ne accorge e la rimprovera, sostenendo che per lui niente sia impossibile. E in effetti era così…però secondo me bisognava un attimo aggiustare le tempistiche.

Nell’attesa che nasca il bambino, Dio evidentemente annoiato, si gira a contemplare Sodoma e Gomorra e decide di mandare qualcuno a controllare la situa. A Sodoma abita Lot, nipote di Abramo, e proprio alla sua porta bussano i due angeli inviati dal Signore. Il ragazzo li invita a fermarsi da lui, ma sul far della sera gli abitanti della città, sapendo che sono arrivati due stranieri, vanno a casa di Lot e chiedono di essere presentati (in senso biblico) ai nuovi ospiti.

Bene, è il caso di dire: paese che vai, usanza che trovi.

Lot tuttavia propone una affascinante alternativa:

“Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto
uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro
quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini.”

Ideona! Ragazzi, l’ospite è sacro, ma guarda caso ci sono qui le mie due figlie, il sangue-del-mio-sangue, che non chiedono di meglio che di essere violentate nonché sverginate da un branco di sconosciuti. Che dite, si può fare?

I Sodomiti non accettano la proposta e insistono per “conoscere” i nuovi venuti. Questi ultimi rispondono con fulmini e saette riuscendo ad allontanarli, e il giorno successivo Sodoma e Gomorra vengono distrutte da una pioggia di zolfo e fuoco. Peccato che Lot si salvi e non venga bruciato insieme a tutti gli altri, perché ne avrei goduto parecchio.

Intanto passano nove mesi, Sara partorisce e il neonato viene chiamato Isacco. Il bambino cresce sano e forte, finché il Signore un giorno si sveglia e decide che tutto sommato non è tanto sicuro della fedeltà di Abramo, nonostante il patriarca abbia passato gli ultimi vent’anni a cagare e pisciare dove lui diceva e si sia pure tagliato il pisello. Così stabilisce di metterlo alla prova in un modo assai curioso:

“Prendi tuo figlio (…) Isacco,
va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un
monte che io ti indicherò”.

Che idea simpatica.

Abramo non si scompone, spero per via dell’Alzheimer galoppante, piglia Isacco, un po’ di legna e un coltello e si dirige verso il monte indicato. Il Signore, tanto per creare suspence, aspetta che il pugnale si trovi alla distanza di mezzo millimetro dal collo del ragazzo poi interviene bloccando Abramo:

No, aspetta! Stavo scherzando dai. Volevo controllare che fossi fedele.

Dio, ma vaffanc…ehm, grazie Dio, per le prove a cui mi sottoponi che rafforzano il mio spirito. Anche Isacco ringrazia sentitamente (appena smette di piangere per lo spavento. Isacco, su, ringrazia lo zio Dio!).

Ebbene, dopo questo edificante episodio le gesta di Abramo continuano. Per farla breve, pensate che Sara muore a 127 anni, lui la seppellisce, si risposa e la seconda moglie partorisce la bellezza di sei figli. Senza contare la miriade di bambini nati dalle innumerevoli concubine. Impressionante.

Il patriarca finalmente crepa, alla veneranda età di centosettantacinque anni, ed era ora cazzo, largo ai giovani. Qui si chiude la vicenda di Abramo, un uomo con mille difetti, certo, ma in tutto questo circo di gente scalmanata, Dio compreso, quello che più mi sta sulle palle in assoluto è Lot…anche se le sue figlie in seguito dimostrano di essere abbastanza strane pure loro.

Ma questa è un’altra storia. Amen!

 

 

 

 

4 pensieri su “Lo strano rapporto tra Dio e Abramo parte seconda (e anche ultima)

  1. Ma che bello essere figli e nipoti di patriarchi e roba simile.
    Se ti va bene ti fanno sverginare da un branco di sconosciuti, se ti va male di sgozzano sul monte come un capretto.
    Alé.

    Piace a 1 persona

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