La Nutella-dipendenza: confessioni di una ex-Nutellista poco pentita

Un’amica blogger di recente mi ha fatto notare che sto diventando nostalgica…effetto della vecchianza che avanza, probabilmente, oppure mi sono resa conto che si stava meglio quando si stava peggio e che non ci sono più le mezze stagioni. Ancora qualche anno quindi e attaccherò bottone con i ragazzini sugli autobus ignorando le loro cuffie per ascoltare musica e parlando di quando anche io ero giovane  una Millennial.

La verità è che certe cose non mi mancano per niente. Mi piace la comodità derivata dal progresso della tecnologia, mi piace avere il telefono (e Internet) a portata di mano e poter controllare se mi hanno fatto un bonifico ogni tre minuti e mezzo, mi piace poter prenotare un biglietto per il cinema o saltare la fila alle poste o non andarci nemmeno alle poste perché riesco a sbrigare tutte le commissioni on line eccetera eccetera eccetera.

Tuttavia una cosa in particolare del passato mi manca da morire, più dei cartoni animati, di Super Vicky e del Cioè: il mio allora ancora giovane e superlativo apparato digerente.

Seeeeee, lo so, bisognerebbe mangiare bene e sano, l’olio di palma è un cattivone, la Nutella al massimo si può usare per una maschera facciale (almeno a detta di Kate Middleton, ma pare funzioni meglio se di base sei già gnocca da morire e sposata con un principe), urge sfondarsi di zenzero, curcuma, lemongrass, bacche e semi di ogni tipo, Omega 3, Bifidus per fare tanta cacca, avocado everywhere, quinoa e bulghur e amaranto, meglio se integrali e se non è chilometro zero siamo ufficialmente autorizzati a storcere il naso mezzo disgustati.

Svolte (e fisime) salutistiche a parte, per quanto mi riguarda alimentarmi bene (che nel mio caso ha comportato la riduzione di dolci, fritti e cibo spazzatura tipo le patatine in busta, quelle unte-untissime che basta sgranocchiarne due per sentirti le labbra riarse come se avessi partecipato a un trekking nel deserto del Gobi) è stata una scelta dovuta anche alle scarse prestazioni del mio apparato digerente da trentanovenne/quasi quarantenne.

In altre parole non digerisco più un cazzo e ho il metabolismo di 15 donne in menopausa, onde per cui se da domani cominciassi a nutrirmi nello stesso modo in cui mi nutrivo intorno ai 13 anni dovrei cominciare ad indossare abiti pre-maman e morirei di gastrite fulminante associata a spasmi addominali nel giro di qualche ora o poco più.

Ergo, basta porcate, e la mia colazione si è ridotta ad un triste yogurt a stento instagrammabile con l’aggiunta di semi di Chia per stimolare l’intestino pigro, più una tazzona di caffè allungata con un goccio di latte, perché se azzardo la scodellona di caffellatte rutto lattosio per tre ore di fila (sì, ho provato il latte AD ma lo rutto comunque, e non so perché lo yogurt non mi faccia lo stesso effetto).

Quando mi sento di esagerare oso le fette biscottate con la marmellata, e sapete invece cosa vorrei?

Vorrei la zuppo-biscottata.

Non fate finta di non sapere cos’è e, se davvero lo ignorate, vi illumino io con la ricetta:

Ingredienti per una persona

  • una ventina/trentina di biscotti di quelli che si comprano al discount in busta da chilo stracarichi di olio di palma, zucchero bianco raffinatissimo e misteriosi aromi non-naturali (ma anche i Tarallucci andranno benissimo)
  • latte intero uht in cartone
  • caffè scadente
  • tre o quattro cucchiaini di zucchero non biologico e non di canna

Preparazione:

Acchiappare dallo scolapiatti una scodella capiente. Preparare il caffè, mettere a scaldare il latte e aprire la confezione di biscotti, iniziando ad ingurgitarne qualcuno per testarne la croccantezza. Una volta raggiunta la temperatura desiderata, versare il latte nella suddetta scodella, aggiungere il caffè, zuccherare abbondantemente, mescolare e buttarci dentro i biscotti (interi o sbriciolati, valutate voi la potenza delle vostre mandibole). Lasciateli a mollo per 30 secondi poi con un cucchiaio da minestra ingollate la deliziosa poltiglia testé formatasi. N.B. non è roba per Instagram, a meno che non riusciate a farla passare per un pudding very very british, magari aggiungendoci dei mirtilli alla cazzo e spolverizzando il tutto con l’onnipresente cannella.

A 13 anni dopo una maialata del genere sarei andata tranquillamente al mare e avrei corso a destra e a manca armata di paletta e rastrelletto come se avessi mangiato due albicocche, smaltendo le calorie ingerite in circa dieci minuti. Adesso mi dovrebbero praticare una lavanda gastrica.

Per non parlare degli spuntini. Se ora posso scegliere tra uno yogurt (un altro), un frutto o un salutare estratto di sedano e carota (ma non ho più l’estrattore, lavarlo era una gigantesca rottura di coglioni), in realtà vorrei scegliere tra:

  • la classica rosetta farcita con Nutella
  • il Pistoccu (un pane tipico sardo simile al Carasau ma più spesso) bagnato per farlo diventare morbido e spalmato di marmellata biologic…naaaaaa. Spolverizzato di zucchero, tanto-tanto-zucchero-non-integrale-o-di-canna-o-di-cocco. Una delle cose più buone che abbia mai mangiato.
  • Crackers non-integrali salati in superficie accompagnati da succo di frutta contenente il 5% di frutta e il restante 95% di carboidrati, di cui zuccheri il 93,5%. Fanculo le proteine.
  • Merendine, Mulino Bianco e non, quelle rigorosamente anni 80, alcune delle quali misteriosamente sparite dai supermercati: Trancini, Ciambelle Mister Day, Yo-Yo, Soldini, Kinder Brioss, Girelle e la mia preferita che era la Fiesta. Mi piaceva talmente tanto che avevo inventato un particolare rito per mangiarla, in modo che durasse di più…con infinita meticolosità (e scarsa voracità, quella l’ho acquisita crescendo) rosicchiavo prima la copertura al cioccolato, denudando letteralmente il pan di Spagna, che poi scoperchiavo e gustavo a piccoli morsi. Santa pazienza. Non compro Fieste da una vita ma immagino che adesso le divorerei a malapena masticando, da autentica cavernicola quale sono diventata.

Chiudo questo poco salutistico excursus alimentare con una notizia che forse potrebbe consolarmi: pare infatti che la Nutella abbia cambiato ricetta e che sia meno buona di una volta. Secondo quanto letto qui le percentuali di cacao e nocciole sarebbero state diminuite, scatenando le ire degli estimatori della squisita crema.

Fatemi pensare un attimo…no, non mi consola per niente. Da ex-Nutellista poco convinta confesso che non me ne frega un cazzo delle percentuali diverse, la Nutella è sacra e mi manca da morire.

Vado a mangiare una carota, sgrunt.

 

 

 

 

 

 

21 pensieri su “La Nutella-dipendenza: confessioni di una ex-Nutellista poco pentita

  1. La zuppetta di latte *___* il mio confort food per eccellenza che ogni tanto mi concedo in inverno.
    Anche io ho dovuto mollare molti cibi non per motivi digestivi ma perchè stando 9 ore seduta in ufficio con tutta la buona volontà non riuscirei a smaltire tutto. Devo ammettere però che molte cose le ho accantonate per una questione etica più che salutistica e ho preso a semplificare l’alimentazione e cucinare (e mi diverto lo ammetto, poi ho un ragazzo fogna quindi gioco facile).

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  2. La zuppa coi biscotti!!! Credo la cosa che in assoluto mi fa più gola!!! Ogni tanto mi sogno il sapore… Il fatto di essere intollerante al lattosio e avere ormai… ehm, diciamo… una certa età, mi salva dal strafogarmi tutti i giorni. ;))

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  3. Ma a me come mi arrapa una bella pizza farcita, una focaccia con la mortadella, un panino con la finocchiona (tipico salume toscano)… come loro nessuno mai. Neanche la Nutella.

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