Pensavo fosse amore invece era Picasso…e portava pure sfiga Parte 2

Per chi non avesse letto il post relativo a quanto fosse stronzo Pablo Picasso con le donne e a quante tonnellate di sfiga comportasse l’avere una relazione con lui, ecco il link da linkare.

Per chi invece, da bravo fan approssimativo, sa di cosa sto parlando e anzi, ha aspettato con ansia per tutta questa luuuunga settimana il seguito della storia, riprendiamo subitissimo il filo delle innumerevoli “picassate” del celebre artista.

Ci eravamo fermati al 1935: Pablo si trovava nella tipica situazione del piede-in-due-staffe: la staffa numero 1 era la legittima moglie, Olga Chochlova, la staffa numero 2 invece era l’amante, la giovanissima e fragile Marie Thérèse Walter. Il nostro eroe, non certo nuovo a questo tipo di inghippi sentimentali, si destreggia piuttosto bene, finché accade l’imprevisto: la staffa numero 2 rimane incinta. A quel punto la staffa numero 1 finalmente decide che le sono girate le palle a sufficienza e chiede il divorzio.

Dora Marr

picasso
Immagine tratta da espresso.repubblica.it

Nel frattempo Picasso ha spento la sua cinquantaquattresima candelina, ma gli appetiti sessuali sono pressapoco gli stessi di un ventenne, quindi decide che è giunta l’ora di rimettersi in piazza e cercare una nuova musa, o staffa, o come la volete chiamare. La sfortunata è Dora Marr, ventotto anni (Pablo non era quel che si dice un gerontofilo), donna di grande cultura, molto conosciuta e apprezzata per il suo talento di fotografa.

L’incontro tra i due è un po’ surreale, ma stiamo parlando di artisti perciò non mi stupirei troppo. In sostanza un bel giorno Picasso entra in un ristorante e viene attirato dalla tarantiniana visione di una tizia che fa il gioco del vediamo-se-riesco-ad-amputarmi-un-arto: con il coltello colpisce lo spazio tra un dito e l’altro e a un certo punto si ferisce. Beh, interessante passatempo. La prossima volta che andate a cena fuori e ordinate un risotto o una pizza potreste ingannare l’attesa con una valida alternativa al solito Angry Birds sul cellulare…rischiate il pronto soccorso ma se vi nota l’artistoide stravagante di turno lo conquistate sicuro.

Pablo infatti, estremamente colpito da questa apprendista macellaia, si avvicina al tavolo e dice una roba tipo: Je suis Picasso! ; lei risponde in spagnolo fluente stile Belen Rodriguez ed è colpo di fulmine.

La liaison dura per ben nove anni; se vi va di approfondire ho letto che un certo Osvaldo Guerrieri ha scritto un libro in proposito, intitolato:

“Schiava di Picasso”

Promette bene.

Va da sé quindi che quella tra Pablo e la Marr non sia una relazione serena, anche perché lui comunque non rinuncia alla ruota di scorta, e contemporaneamente continua a frequentare la Walter (che non si capisce se ora è compagna in carica, amante, ex-compagna ma insomma, stiamo parlando di Picasso quindi è tutto nella norma).

Come da copione, anche Dora passa attraverso la fase ritratti-a-manetta: per intenderci, il viso della donna che tiene in mano la lanterna nell’opera più famosa di Picasso, “Guernica”, appartiene proprio a lei.

picasso

In genere poi Pablo soleva dipingerla in atteggiamenti tristi e con le lacrime agli occhi, perché per lui Dora era sempre stata “una donna che piange” e le donne “macchine per soffrire”. La Marr rilanciò nel modo seguente:

“Pablo è uno strumento di morte. Non è un uomo, è una malattia, non un amante, ma un padrone”.

Attestati di stima reciproca a parte, la relazione prosegue tra alti e bassi tra bassi e bassissimi finché nel 1943 Picasso, ancora super-arrapato a sessantadue anni, incontra Francoise Gilot: la scena si svolge sempre in un ristorante ma stavolta nessuno sparge sangue. Semplicemente Pablo, da autentico play boy navigato, nota la Gilot e si avvicina al suo tavolo offrendo in omaggio un bel piatto di ciliegie et voilà, il gioco è fatto. A quanto ho letto all’epoca l’artista era talmente famoso che anche presentandosi con un vassoio pieno di merda secca avrebbe rimorchiato comunque.

Dora Marr non tarda ad accorgersi delle corna che stanno spuntando sul suo capo e nel 1946 decide di lasciare Pablo, catapultandosi così in un inenarrabile vortice di sfiga. La fine della relazione infatti coincide con un vero e proprio esaurimento nervoso e il conseguente ricovero in una clinica psichiatrica, dove la donna subisce tra l’altro parecchi elettroshock. Morirà nel 1997 in una casa di riposo, povera e sola come un cane.

Francoise Gilot

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Immagine tratta da nytimes.com

Nel momento in cui si lega a Picasso, la Gilot ha poco più di vent’anni, fa la segretaria ma coltiva la passione per il disegno e gli acquarelli. Nonostante la notevole differenza d’età, le corna, il “caratteraccio” dell’artista, Francoise in un’intervista dichiarò:

“Sapevo che la storia era destinata a fallire, ma fu un fallimento che meritava di essere vissuto.”

In effetti la donna è l’unica ad essere sfuggita alla Picasso-sfiga. La loro unione dura fino al 1953 e viene addolcita dalla nascita di due figli: Claude e Paloma. Tuttavia stare al fianco di Pablo non è per niente facile…Francoise per un po’ sopporta di tutto: tradimenti, continui contatti con le ex compagne, stalkeraggio da parte delle suddette ex compagne, scenate di gelosia e umiliazioni varie, finché anche lei si rompe i coglioni e scarica l’artista senza tante cerimonie.

Picasso non la prende tanto bene (benché abbia già adocchiato la sostituta), e proclama la sua maledizione:

“Se pensi che la gente avrà interesse per te, ti sbagli di grosso: nessuno si curerà di te in quanto tale, saranno solo curiosi della persona che ha condiviso la mia vita!”

Con immensa soddisfazione annuncio che Francoise non finisce in manicomio, non si impicca, non muore in circostanze di sfiga estrema: invece si sposa altre due volte, scrive un libro di memorie sulla storia con Picasso (intitolato Surviving Picasso, cosa di cui lui non gioisce particolarmente) e diventa una pittrice apprezzata. Per la cronaca, la donna a tutt’oggi è viva e vegeta, con buona pace degli anatemi del suo ex che una volta tanto non hanno funzionato.

Jacqueline Roque

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Immagine tratta da artsandcollections.com

E siamo arrivati alla fine, finalmente…nonostante Picasso rosichi parecchio per il fatto di essere stato mollato, alla bellezza di settantadue anni si consola con la ventottenne Jacqueline Roque; il copione è sempre quello: lei è bella, povera e orfana di padre. Per conquistarla, a Pablo stavolta non basta una scodella di ciliegie…si deve sbattere un pochino di più: un giorno piglia due o tre gessetti, va a casa della fanciulla e disegna una colomba sul muro esterno, dopodiché le manda una rosa al giorno per circa sei mesi. Il corteggiamento ovviamente ha esito positivo: Jacqueline e Picasso vanno a vivere insieme e nel 1961 convolano a nozze.

Su questa ultima relazione non ho trovato granché…beh, del resto l’artista era ormai anzianotto e l’andropausa incalzava, quindi magari si sollazzava di meno e dipingeva di più, deo gratias. Difatti la Roque viene immortalata in moltissimi ritratti (circa quattrocento): un vero record.

Jacqueline resiste al fianco di Picasso fino alla di lui dipartita, nel 1972. Seguirà l’inevitabile sfortunata concatenazione di eventi che ormai ben conosciamo. Le rogne cominciano subito dopo i funerali, quando la vedova si ritrova in tribunale a lottare per l’eredità del defunto compagno contro la sua agguerritissima ex, la Gilot. Successivamente, nel 1986, la donna si suicida sparandosi un colpo in testa.

Che vita di merda.

Giunti al termine di questa lunga lista di tragedie, vorrei chiudere con una perla di David Bowie, che su Picasso aveva scritto una canzone, il cui ritornello suonava così:

Well, some people try
to pick up girls
They get called assholes
This never happened to Pablo Picasso
The girls would turn the color
of a juicy avocado
When he would drive down their street
in his El Dorado
He could walk down your street,
girls could not resist his stare
So Pablo Picasso was never called
an asshole

Not like you
Wow!

Beh, alcuni cercano
di rimorchiare le ragazze
E vengono chiamati stronzi
Questo non è mai successo a Pablo Picasso
Le ragazze
si ecciterebbero
Se guidasse per la strada
nella sua El Dorado
Potrebbe incrociarvi per strada,
le ragazze non resisterebbero al suo sguardo
Così Pablo Picasso non è mai stato
chiamato stronzo

Non come te, wow!

Picasso.gif

2 pensieri su “Pensavo fosse amore invece era Picasso…e portava pure sfiga Parte 2

  1. Pensare e pure credere che fosse Picasso mi sa’di storie buttate li’ come se il protagonista fosse sempre lui: Picasso. La sue mole di lavoro li ha portato a queste storie piene di difficoltà e penose sentimentali. Mi chiedo se fossero tutti ispirati a vivere delle lovestory simili! Non vedo altro che tradimenti e traditi. Perché lo stronzo è solo parte di figura maschile? Perché non potrebbero essere altre le cause di odierna follia femminile?
    Lieto di conoscerla, saluti di buona riuscita con i suoi racconti.

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