Nell’ultimo post mi ero congedata con l’affaire Clodio, una storiaccia di amanti e travestimenti iniziata male e finita peggio, che aveva portato il nostro coattissimo latin lover Giulio Cesare a chiedere il divorzio dalla seconda moglie, Pompea.
Lasciata una moglie se ne sposa un’altra, e da autentico Don Giovanni che si rispetti il buon Cesare non poteva certo rimanere scapolo. La consorte numero 3 si chiamava Calpurnia, ed è passata alla storia per due principali motivi:
- le molteplici corna sopportate con infinita pazienza, specialmente quelle chiacchieratissime con Cleopatra, la regina d’Egitto.
- il sogno premonitore nel quale Cesare, completamente coperto di sangue, moriva tra le sue braccia, sogno che la spinse a pregare il marito di non recarsi in Senato proprio il giorno in cui 64 congiurati lo avrebbero ucciso con la bellezza di ventitré pugnalate (di cui solo una mortale, ciò significa che in 64 non erano riusciti a somministrare una coltellata decente, datevi all’ippica!).
E chissà se tra i partecipanti al complotto figurava anche qualche marito incazzato…abbiamo già sottolineato la predisposizione di Cesare per le donne impegnate, e la cosa non era un mistero per nessuno, anzi: ogni volta che i suoi legionari facevano l’ingresso in una città di recente conquista, usavano canticchiare il seguente ritornello:
“Ehi, uomini, attenzione! Chiudete in casa le vostre mogli, è arrivato il seduttore pelato!”
Un po’ come quando dai balconi sentiamo risuonare il familiare “Ehi, donne, è arrivato l’arrotino!”. Più o meno, dai.
Le amanti
Servilia
Di amanti Cesare ne ebbe una quantità industriale, ma sono poche quelle ricordate dagli storici. A parte Cleopatra, della quale parleremo a breve, menzione d’onore spetta senza dubbio a Servilia, a quanto pare una tra le favorite. Sembra che Cesare tenesse moltissimo a lei ma, guarda la coincidenza, la donna era la sorellastra di Catone l’Uticense, un suo acerrimo nemico al quale ovviamente in precedenza aveva soffiato la moglie, come da protocollo.
Nell’antica Roma non esisteva Eva Tremila e Dagospia, ma il gossip girava comunque parecchio, e la relazione adulterina tra Cesare e Servilia era sulla bocca di tutti. Si vociferava di regali costosissimi (tipo una perla che all’epoca valeva sei milioni di sesterzi, ovvero dodici milioni di euro), e lo stesso Cesare non perdeva occasione per farsi figo davanti a colleghi, amici e nemici. Lo storico Plutarco racconta che un giorno, durante una seduta del senato, a Cesare fosse stata consegnata una misteriosa tavoletta con su scritto un messaggio. Il suo avversario, Catone l’Uticense, fratellastro dell’amante, avrebbe approfittato subito dell’interruzione per denigrarlo e metterlo in cattiva luce davanti a tutti:
“Che indecenza! Cesare si fa addirittura recapitare in senato i messaggi dei suoi alleati! Non ha rispetto per noi!”
E Cesare rispose:
“No, guarda che è un messaggio di tua sorella, coglione.”
“Ah.”
Com’è che si dice figura di merda in latino?
Nicomede
Nel bene o nel male, purché se ne parli, e Cesare questo lo sapeva benissimo; difatti non gli dispiaceva essere oggetto di chiacchiere continue, specialmente quelle che lo additavano come un gran sciupafemmine…ma quando iniziò a girare la diceria che a sciuparsi con lui non fossero soltanto le appartenenti al gentil sesso, la prese male. All’epoca la bisessualità era abbastanza normale, e pure l’omosessualità, a patto però di essere quello che stava sopra. Fatta questa doverosa premessa, ecco il gossip: Cesare viene inviato in Bitinia (che corrisponde ad una zona dell’odierna Turchia) a stringere accordi diplomatici col suo re, tal Nicomede. E niente, si sa come vanno a finire queste missioni diplomatiche, è un po’ come il “do ut des”: in questo caso il “do”era Cesare, e volente o nolente qualcosa doveva pur dare. Insomma, vera o no che fosse, la notizia arrivò ben presto a Roma, e gli avversari di Cesare si sfregarono le mani soddisfatti, pronti a ingigantirla il più possibile, anche perché ormai percularlo per la zucca pelata non faceva più ridere nessuno.
Il primo a cogliere la palla al balzo è il solito Cicerone, che in una sua lettera scrive:
“In Bitinia era stato contaminato il fiore della gioventù del discendente di Venere, introdotto dalle guardie nella camera del re e coricatosi in veste purpurea in un letto d’oro.”
Una scena molto poetica, ma in senato tutta la poesia se ne va a puttane: in occasione di una seduta in cui Cesare parla della figlia di Nicomede e dei favori ottenuti da lui, a un certo punto Cicerone sbrocca e gli dice:
“Lascia perdere, per carità: lo si sa anche troppo quello che lui ha dato a te e quello che tu hai dato a lui!”.
Che vi avevo detto? Do ut des.
Il problema non era tanto che Cesare si fosse sollazzato con un uomo: il problema era che durante il sollazzo lui fosse stato sotto, e questo era considerato un gran disonore. Da qui partirono gli insulti più coloriti, tipo:
“Bordello della Bitinia”
“Sponda interna della lettiga reale”
“Marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti”
Sponda interna della lettiga reale è il mio preferito.
Cleopatra
Nel 48 a.C in Egitto scoppiò un gran casino. A regnare erano Tolomeo XIII e Cleopatra, fratello e sorella ma anche marito e moglie, che schifo, ma al tempo era una cosa normalissima, finalizzata a preservare la purezza della dinastia. Contemporaneamente a Roma Cesare dovette fronteggiare una guerra civile contro il suo ex-alleato nonché genero, Pompeo. Mentre lo inseguiva per fargli il culo, capitò di passaggio in Egitto e ops, c’era una guerra in corso anche lì, quindi visto che ormai si trovava da quelle parti si fermò un attimo a vedere cosa succedeva. Cleopatra e Tolomeo XIII, che non andavano d’accordo né come fratello e sorella figuriamoci come marito e moglie, cercarono subito di “sedurlo”, ognuno a modo suo. Il giovane provò a ingraziarselo con effetti speciali splatter, facendo uccidere Pompeo e mandandogli la sua testa; Cesare però, invece di ringraziare si incazzò a bestia, perché non esisteva che un suo nemico venisse accoppato così, senza che prima qualcuno gli avesse chiesto il permesso. Cleopatra fu un pelino più creativa, e ottenne decisamente un risultato migliore: si fece avvolgere in un tappeto (o in un sacco di canapa, le fonti divergono su questo punto) e venne portata al cospetto di Cesare, dopodiché si srotolò fuori dal tappeto nuda o comunque semi-svestita. Il nostro latin lover non poteva che esserne deliziato, e poi vuoi mettere una testa mozzata con una topa spaziale che spunta all’improvviso da un tappeto? Cleopatra aveva “spaccato” di brutto, come direbbero i giovani.
Dal tappeto al letto il passo fu breve, e gli spermatozoi di Cesare dovevano essere in forma smagliante dato che la regina rimase incinta la notte stessa. Evidentemente Tolomeo non sapeva della presunta bisessualità di Cesare altrimenti avrebbe comprato subito un tappeto anche lui, ma tant’è, ormai la sorella/moglie aveva vinto, quindi si ritirò veloce-veloce e in seguito morì “misteriosamente” per annegamento.
In tutto ciò va ricordato che Cesare era sempre sposato con Calpurnia, ma la moglie era una cornuta espertissima, quindi la cosa non rappresentò un problema, nemmeno quando il buon Giulio portò l’amante a Roma, dotandola di appartamenti lussuosissimi e ogni genere di confort…e visto che ormai si erano già sputtanati alla grande, fece pure erigere una tamarrissima statua d’oro che la rappresentava con le sembianze di una dea.
A Roma Cleopatra diventò ben presto una influencer apprezzatissima e imitatissima: tutte le matrone cominciarono ad acconciarsi i capelli come lei, a guardare tutorial per realizzare gli smokey eyes e a stritolarsi l’omero col classico braccialetto a forma di serpente. Gli avversari di Cesare invece si dedicarono all’invettiva, temendo la fine della repubblica e la creazione di una monarchia con tanto di regina extra-comunitaria ed erede al seguito (Cleopatra infatti nel frattempo aveva partorito un maschio, chiamato opportunamente Cesarione, nel caso in cui qualcuno non avesse capito chi era il padre).
Il resto della storia lo conosciamo: la regina egizia vide che tirava una brutta aria e tagliò la corda, tornando ad Alessandria dove di lì a poco si sarebbe consolata tra le braccia di Marco Antonio, uno dei protetti di Cesare. Al nostro eroe andrà molto peggio perché, come sappiamo, verrà assassinato durante le Idi di marzo del 44 d.C.
Termina qui il curriculum sentimentale di Giulio Cesare, il più grande latin lover della storia antica, morto prima di poter scaldare altri letti e altre mogli (e mariti).
Chiudo col consueto aforisma di congedo, lo dixit proprio Cesare:
“Generalmente, gli uomini prestano fede volentieri a ciò che desiderano.”