Avete presente quando qualcuno chiede:
“In quale epoca ti sarebbe piaciuto vivere?”
e qualcun altro risponde con aria sognante:
“Nel Settecento, a Parigi, in mezzo a parrucche, cappe e spade!”
Premettiamo subito che la realtà dell’epoca era molto meno romantica di quanto noi vecchie fans del cartone “La Stella della Senna” possiamo immaginare, e che Parigi era una città puzzolentissima e incredibilmente sporca…basti pensare che i più furbi giravano per le strade muniti di ombrello, e non per ripararsi dalle frequenti piogge: il problema semmai erano i rifiuti che venivano sistematicamente scaraventati fuori dalle finestre, col rischio di ritrovarsi ricoperti di merda da un momento all’altro; se un piccione vi ha mai cagato in testa, provate a moltiplicare quella cagata per un milione e forse avrete una vaga idea di cosa provavano i parigini nel XVIII secolo.
Detto questo, personalmente preferisco dimenticarmi i dettagli maleodoranti e continuare a vagheggiare abiti pomposi e balli di corte, anche perché sono cresciuta con pane, Nutella, cartoni animati e film in costume.
Il mio preferito era e rimarrà sempre “Le Relazioni Pericolose”, visto e rivisto centinaia di volte, per l’esattezza più di Dirty Dancing. Beh, che dire: non me ne voglia il compianto Patrick Swayze, ma John Malkovich nei panni del conte Valmont, con quell’occhietto strabico, il parrucchino argentato e il viso tutto incipriato (lo so, sembra la descrizione di una brutta maschera di Carnevale) è una delle immagini più testosteroniche che riesco a ricordare (cinematograficamente parlando, eh, non sono così sfigata).

E se il sopracitato Dirty Dancing è passato alla storia per frasi celebri come: “Nessuno può mettere Baby in un angolo” e l’ancor più famosa: “Ho portato il cocomero”, ebbene, anche “Le Relazioni Pericolose” si difende alla grande con la mitica “Trascende ogni mio controllo”, che tra l’altro potreste riciclare per scaricare qualcuno mettendo da parte i banalissimi “Tu sei fantastico/a ma” o “Non sei tu, sono io”.
Ok, ora stravaccatevi sul divano (o sopra il letto, sul W.C., nella vasca da bagno, ovunque vi sentiate rilassate) e attenzione, se non avete mai visto il film smettete di leggere perché sto per raccontarvi la trama e ho intenzione di spoilerare T-U-T-T-O, fine compresa.
Intanto, la pellicola è tratta dal romanzo di un certo Choderlos De Laclos (essendo francese magari si pronuncerà così: Scioderlò De Laclò. Forse.), che ho anche provato a leggere, pensando che, come spesso accade, se il film era così bello il libro doveva essere per forza meraviglioso. Purtroppo mi sbagliavo, e al termine della lettura ho riguardato il film per riavermi dalla delusione (P.S. de gustibus).
Comunque, la storia è la seguente.
Ci troviamo nella Francia del Settecento, in mezzo a lussuosi salotti, crinoline e preziosi tendaggi: ergo, i protagonisti non hanno certo bisogno di andare a zappare la terra; sono schifosamente ricchi, talmente tanto che faticano a trovare dei modi interessanti per passare il tempo. Il conte Valmont, per l’appunto, non fa eccezione: è un uomo affascinante, presuntuoso, snob, cinico, perennemente annoiato, in una parola (tre, per la precisione) un-grandissimo-stronzo. Qualcos’altro? Ah sì, ovviamente è un donnaiolo impenitente, più per noia forse che per reale interesse verso il genere femminile.
La marchesa de Marteuil, interpretata da Glenn Close (sì, quella di “Attrazione fatale”, assassina di coniglietti indifesi, per intenderci), nobildonna riccherrima ed ex amante del conte, è decisa a vendicarsi di un tizio che l’ha scaricata per sposare Cecile, una ragazzetta più giovane e soda. Pertanto chiede a Valmont di aiutarla a organizzare un malefico piano di rivalsa. Il piano in questione prevede che il nostro Casanova seduca la promessa sposa e le tolga la verginità, in modo tale che durante la prima notte di nozze il novello maritino scopra che la novella mogliettina di novello non ha proprio un bel niente.
Inizialmente Valmont non fa i salti di gioia: portarsi a letto una fanciulla incontaminata gli sembra troppo facile, una robetta da dilettanti, e uno con la sua ventennale esperienza da rovina-famiglie merita ben altri incarichi. In particolare l’uomo ha in mente di conquistare Madame de Tourvel (Michelle Pfeiffer), dama dotata di grande bellezza ma soprattutto di una reputazione immacolata, tutta casa, chiesa, rosario e marito.
Alla fine i due “compari” si accordano, stabilendo di realizzare entrambi i progetti, e se il conte avrà successo il premio sarà una banalissima notte di suine capriole con la Marteuil…insomma, fare sesso per ottenere in cambio ulteriore sesso.
Che fantasia.
Come previsto dallo stesso Valmont, l’irretimento della piccola Cecile si dimostra un’impresa piuttosto semplice; per quanto riguarda l’altra faccenda, il conte deve sbattersi un tantino di più. Madame de Tourvel infatti, pur non essendo indifferente al fascino dell’ambiguo nobiluomo, oppone una strenua resistenza al suo insistente corteggiamento, conscia anche della pessima reputazione che lui si porta dietro.
Valmont allora tenta la strategia più vecchia del mondo: quella di “fare l’amico”. Max Pezzali lo diceva, “la regola dell’amico non sbaglia mai”, e il rischio a quel punto non è essere friendzonati (perché non puoi dire ad un tuo amico “rimaniamo amici”, lo siete già), bensì essere conoscent-zonati (dicendogli quindi “ci prendiamo un caffè uno di questi giorni, ti scrivo io”). Tuttavia per il conte non esistono regole che tengano, e quella poveraccia della Tourvel ci crede seriamente alla storia dell’amicizia platonica, ma insomma, pian piano si rende conto che è un po’ un’utopia conversare del più e del meno con uno che la guarda sempre così:
Infine la donna soccombe e abbandona le sue grazie all’accanito spasimante, che in seguito a una bollente notte d’amore si precipita immediatamente a cantar vittoria presso la marchesa e a “riscuotere” il premio pattuito. La Marteuil, che fa tanto la dura ma in fondo è da sempre un po’ innamorata di Valmont, lo vede un pelino troppo entusiasta della conquista, si ingelosisce e prima di concedersi pretende che il conte dia il ben servito a Madame de Tourvel.
Arriviamo così alla drammatica scena nella quale Valmont molla l’amante, ripetendo la mitica frase: “Trascende ogni mio controllo” con la stessa frequenza con cui Sgarbi dice “CAPRA” a chi gli sta sul cazzo. La poveretta giustamente ci rimane di merda, un po’ come quando Carrie di Sex and the City era stata scaricata con un post-it rosa o come quando Pamela Prati, dopo aver scoperto di avere un fidanzato invisibile, aveva pensato: “E ora come cazzo lo spiego a Barbara D’Urso?”. Che brutte situazioni.
In realtà poi anche l’anima cinica di Valmont si è sciolta davanti alla (un po’) stucchevole dolcezza della Tourvel, e piantarla con quella stupida frase gli costa parecchio, ma deve pur salvare in qualche modo la sua fama di sciupafemmine. Così, una volta spezzato il cuore di quella disgraziata, piomba a casa della marchesa tutto trafelato, pronto a zompare sul letto e a sollazzarsela con lei di santa ragione. Nella fretta si dimentica pure il parrucchino, mostrando una capigliatura degna delle Barbie che massacravo da piccola quando mi improvvisavo parrucchiera ma va beh, John Malkovich se lo può permettere.
Peccato che la Marteuil non abbia nessuna intenzione di copulare, ancora inviperita dal fatto che lui sia infatuato di quell’altra santarellina. Quindi rifiuta di concedersi e Valmont non la prende benissimo…o almeno, uno che se ne va da casa tua urlando la parola “guerra” non è sicuramente in vena di baci e abbracci.
E siamo giunti al termine di questa intricata vicenda, che non può certo concludersi con un happy ending all’insegna del “volemose bene”: il conte, sfidato a duello dal nuovo fidanzatino di Cecile (la ragazza che aveva deflorato, esatto), muore, non prima di pronunciare una ormai tardiva dichiarazione d’amore per Madame de Tourvel la quale, a sua volta, se la passa abbastanza male; difatti giace a letto da settimane e quando le viene comunicata la dipartita del suo amato, il dolore la uccide.
In mezzo a questo ameno scenario, la più sfigata di tutti è la marchesa di Marteuil, i cui intrighi vengono sputtanati pubblicamente: Valmont, prima di morire, si era assicurato di divulgare le lettere che testimoniavano le losche manovre della donna.
La scena finale, come dice anche Wikipedia, è stata definita da “antologia del cinema”, e non la descrivo perché sarebbe riduttivo farlo, quindi vi lascio col video e una domanda: qual è il vostro film in costume preferito? Fuori i titoli!
Confesso di avere visto questo film soltanto a bocconi in tv, e non mi ha mai appassionata particolarmente… troppo intellettuale, se pensi che io sono una che guarda e riguarda in loop Flashdance!
Per quanto riguarda i film in costume preferiti io ci infilo una serie tv intera: Downton Abbey!
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Eh, mi sono ripromessa di guardarla, ci riuscirò prima o poi😁
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Anche quest’altro film è più bello del libro: https://wwayne.wordpress.com/2019/06/01/in-viaggio-verso-te/
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Lo cerco, grazie!
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Lo trovi in dvd. Grazie a te per la risposta, e complimenti per i tuoi divertentissimi post su Giulio Cesare! 🙂
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Grazie! Sono anche i miei preferiti!
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Continua a scrivere post ironici come quelli: hai talento anche per le recensioni e quindi non devi abbandonarle, ma secondo me è quella la tua vera strada! 🙂
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Si, è il filone che mi è più congeniale, sono d’accordo😁
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Mi permetto di segnalarti Valmont con un giovane Colin Firth 😉
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Si, lo conoscevo ma preferisco le espressioni malefiche di Malkovich😍
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Dovrò provare a guardarlo allora perché il libro non mi ha entusiasmata più di tanto…
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Si, il film merita!
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Cara mia, io solo per cio’ che hai scritto su questo film, vorrei incontrarti personalmente tra cinque minuti!! Leggi nel pensiero? Hai espresso il mio punto di vista su questo film, meglio di come avrei potuto farlo io. Ecco…da tanto mimanca un film che ogni volta sia una scoperta…anche quando ormai sai tutte le battute a memoria e credi(erroneamente) che non ci sia niente di nuovo da scoprire durante l’ennesima visione 😉
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Esatto, questo è un film che a ogni visione regala qualcosa di nuovo😍
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Visto e rivisto e non mi stanca mai. Glenn Close è superba e John Malkovich meravigliosamente affascinante. Costumi e musiche bellissime. Senza dubbio uno dei miei film preferiti. Consiglio di gustarmi in lingua originale: ancora meglio
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Si, visto anche in lingua originale, splendido!
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Visto e rivisto e non mi stanca mai. Glenn Close è superba e John Malkovich meravigliosamente affascinante. Costumi e musiche bellissime. Senza dubbio uno dei miei film preferiti. Consiglio di gustarlo in lingua originale: ancora meglio
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Un film capolavoro…non mi stanca mai. Mi hai tolto le parole di bocca. Non credo ci sia un personaggio cinematografico più sensuale del Valmont di Malkovich, lo sguardo più accattivante di sempre. Non mi stupisco che Michelle Pfeiffer si sia fatta una storiella con lui durante le riprese…chi avrebbe resistito?😂
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Dai, non lo sapevo! Come biasimarla!
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