C’eravamo tanto odiati: la storia di Agrippina e della sua famigliola infelice, parte 2

L’ultimo post si era concluso con il matrimonio tra Agrippina e lo zio Claudio, cosa che aveva portato la nostra eroina da reietta-della-società-abbonata-all’-esilio a nientepopodimeno che imperatrice. Chiamiamolo avanzamento di carriera, chiamiamola gran botta di culo, fatto sta che adesso che è diventata first lady Agrippina non ne vuole proprio sapere di retrocedere alla posizione precedente, quindi si affretta a consolidare quella appena conquistata.

Come diventare regina madre in quattro semplici mosse

Innanzitutto, rafforza la situazione del figlio avuto dall’orrendo precedente matrimonio, ovvero il piccolo Nerone. Infatti viene organizzato un bel fidanzamento ad hoc tra il giovane e Ottavia, nata dall’unione tra Claudio e l’ormai defunta Messalina. Dopodiché convince lo zio/marito ad adottare il cugino/figliastro e a designarlo come futuro erede al trono al posto di Britannico, altro figlio generato da Messalina e taaaaac, non resta che aspettare che l’imperatore tiri le cuoia.

Claudio non ha la stessa salute di ferro della regina Elisabetta e in ogni caso, anche se l’avesse avuta, difficilmente a Roma si moriva per cause naturali. Fatto sta che a un certo punto, e stranamente in seguito ad una prelibata cenetta a base di funghi, si ammala e taaaac, Nerone viene acclamato nuovo imperatore.

Psyco-Nerone

All’inizio è tutto molto bello. Agrippina e il figlio vanno d’amore e d’accordo: lui sembra sano di mente, la rende partecipe del governo del regno, la fa nominare massima sacerdotessa dello stato e insomma, nulla sembra poter scalfire questa felice collaborazione. Senonché, avete presente quando nei film i ragazzini vengono accompagnati a scuola dalle mamme e rifiutano con una smorfia disgustata di essere salutati con un bacio davanti ai compagni di classe? Beh, più o meno questo è quello che succede tra Nerone e Agrippina. Il ragazzo comincia a realizzare di avere nelle sue mani un impero, di poter ordinare a un servo di grattargli le palle perché si sente le dita indolenzite, di poter rendere obbligatorio lo scaccolamento pubblico e guarda un po’, di poter anche mandare affanculo la madre quando gli sembra che rompa un po’ troppo i coglioni.

poppea
Nerone, immagine tratta Wikipedia

E Agrippina li rompe, quei coglioni, nel momento in cui appare sulla scena una certa Poppea, donna di grande fascino che lo storico Tacito descrive con una serie di eleganti parafrasi che nemmeno tanto diplomaticamente lasciano intendere quanto fosse pessima la nomea della ragazza:

“Garbata nel conversare, vivace d’intelligenza, ostentava modestia pur conducendo una vita dissoluta (…). Non si preoccupò mai della sua reputazione, non facendo alcuna distinzione tra mariti e amanti; senza mai cedere a sentimenti d’amore né suoi né di altri, volgeva il suo capriccio solo dove ravvisava un vantaggio.”

Sull’opinione degli storici antichi in merito alle donne soprassederei, e vera o no che fosse la fama di Poppea, beh, a quanto ho capito era in buona compagnia; inoltre, considerando l’aria che tirava a corte, con congiure un giorno sì e l’altro pure, forse era meglio pararsi un pochino il culo. Detto ciò, a Nerone poco importa della fama delle sue amanti, e si invaghisce subito della donna. Poppea è sposata, così come lo stesso imperatore ma va beh, dettagli di poco conto facilmente risolvibili, e se c’era una cosa facile da fare nel I secolo d.C. era divorziare (o rimanere vedovi/e). Una volta liberi dei rispettivi consorti, Nerone e Poppea convolano a nozze e Agrippina comincia a sentire puzza di merda.

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Poppea, immagine tratta da Wikipedia

Il gioco dei troni

Il Game of Thrones ha di nuovo inizio: la nostra eroina, dopo non esserselo filato per anni, prova a circuire il figliastro Britannico, l’unico che avrebbe diritto di avanzare pretese e prendere il posto di Nerone. Quest’ultimo però, che all’età di sei mesi come prima parola ha detto “complotto” invece che “mamma”, si accorge subito dei magheggi in corso e corre ai ripari. Innanzitutto fa eliminare i figli ancora in vita di Claudio e Messalina, ovvero il suddetto Britannico e l’ex moglie Ottavia, che dopo il divorzio aveva gentilmente invitato a traslocare in un’isoletta mezzo deserta e piuttosto lontana dalla capitale. L’unico ostacolo infine è rappresentato da Agrippina, ma liberarsene non è semplice, per due motivi:

  • A Roma era lecito ammazzare chiunque: figli, fratelli, nipoti, cugini, mogli e mariti, ma la mamma era sempre la mamma.
  • Agrippina era cresciuta a pane e intrighi, e quando veniva sommersa dalla merda lei cominciava a nuotare.

Tra madre e figlio è guerra, ma una guerra silenziosa, combattuta a colpi di finti sorrisi e sporadici dispettucci. Nerone le nega il privilegio della scorta (sarebbe come toglierla a Roberto Saviano, per intenderci), fa in modo che gente X la accusi di cose Y per portarla in giudizio ogni due per tre e cerca di avvelenarla, ma quella mangiava cianuro a colazione, quindi decide di passare a metodi putiniani.

Love Boat

In pratica organizza una cena nella sua residenza a Baiae, una ridente località affacciata sul mare. A fine serata, invece di offrire un posto letto alla cara mammina, Nerone le propone di ritornare a Roma a bordo di quello che molto probabilmente per il periodo cui facciamo riferimento era una specie di yacht…una barca extra lusso dotata di tutti i comfort, compreso un equipaggio di sedicenti marinai cui era stato imposto, tra una remata e l’altra, di assassinare Agrippina. Attenzione, perché sto per descrivere una scena che sembra uscita da un action movie hollywoodiano.

Durante la traversata infatti, a un certo punto il comandante Schettinum annuncia che la nave sta affondando, e avvisa Agrippina e le sue dame di compagnia di buttarsi in acqua. Forse si riteneva che la madre dell’imperatore se la sarebbe fatta addosso e avrebbe aspettato che arrivasse a salvarla Pamela Anderson vestita da bagnina, ma Agrippina era meglio di tutto lo staff di Baywatch messo insieme: si tuffa, non senza prima aver fatto un triplo carpiato con avvitamento, e comincia a nuotare. Una delle sue schiave, invece, per lo spavento e convinta che in questo modo qualcuno l’avrebbe aiutata, si limita a galleggiare, proclamando a gran voce di essere la regina madre e di aver bisogno di un salvagente bello grande. L’equipaggio non aspettava altro: appena sente gridare:

“Helpppp! Sono Agrippina, portatemi in salvo!”

dando per scontato che dica la verità (e poi era buio, non si vedeva un cazzo) la massacra a colpi di remi.

Agrippina vede tutto, tiene botta e continua a nuotare finché non raggiunge la sua villa. Qui, invece di preparare qualche valigia e darsela a gambe, decide di sperare che Nerone desista dall’intento di ucciderla…del resto è sempre sua madre. Così opta per la strategia del “finto-tontismo” e manda un messaggero al figlio per comunicargli che la Costa Crociere è andata a puttane ma ehi, lei è riuscita a scendere dalla nave in tempo. Tuttavia Nerone ormai è diventato più perfido di Ramsay Bolton del Trono di Spade, e francamente non ha nessunissima voglia di organizzare un nuovo Titanic per eliminare la madre, quindi agisce d’istinto. Appena l’ambasciatore riferisce l’accaduto, cade a terra inveendo contro di lui e accusandolo di aver appena tentato di accoltellarlo; da qui all’additare Agrippina come l’organizzatrice di una congiura il passo è breve.

Un gruppo di soldati si precipita a casa della regina madre, che ormai è spacciata; se ne rende conto, i sicari le ordinano di uccidersi (un suicidio sarebbe stato più facilmente digeribile per il popolo romano) ma lei orgogliosamente rifiuta e, se quanto riferisce lo storico Tacito è vero, le sue ultime parole sono le seguenti:

“Ventrem feri!”

“Colpisci il ventre!”

Cazzutissima.

Beh, è possibile che Tacito si sia inventato quest’ultima frase per rendere il racconto più drammatico, ma ci piace ricordarla così, Agrippina, agguerrita fino alla fine, pronta a farsi trafiggere proprio quel ventre che per nove mesi era stato la culla del suo assassino.

Per quanto riguarda Nerone, beh, a lui ci avrebbe pensato ben presto il karma…ma questa è un’altra storia.

Mi sembra giusto chiudere con un aforisma di Tacito, visto che l’ho nominato più e più volte, e poi al liceo era uno dei miei storici preferiti (anche se le sue versioni erano difficilerrime da tradurre):

“Brevi e funesti erano gli amori del popolo romano”.

7 pensieri su “C’eravamo tanto odiati: la storia di Agrippina e della sua famigliola infelice, parte 2

  1. Ti prego, dimmi che ai tuoi studenti spieghi il latino così. E che fai delle video lezioni, così posso collegarmi anche io. Mi puoi presentare come un’esperta di quello che vuoi.

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