Lou Von Salomè, la rubacuori di fine Ottocento

Come facilmente intuibile dal titolo del post, oggi si parla di Lou Von Salomè. Probabilmente non l’avete mai sentita nominare, e nemmeno io fino a qualche settimana fa quando casualmente, durante le mie ricerche fancazziste su Google (tipo cosa fare quando metti troppo sale nel risotto e a proposito, immergerci una patata non funziona), mi sono imbattuta nella figura di questa donna affascinante che ha spezzato più cuori di Casanova e Giulio Cesare messi insieme. Inoltre, dato che parlo spesso di latin lover di sesso maschile, mi sembrava giusto riequilibrare la situescion con una latinA lover, e adesso aguzzate le orecchie che ve la presento.

Nata nel 1861 a San Pietroburgo, Lou manifesta fin da piccola la sua autentica nerd-itudine, stimolata peraltro dalle lezioni private di Hendrick Gillot, pastore olandese che la introduce al mondo della filosofia, della teologia e di altre discipline in -ia che la ragazza assorbe come una spugna, tanto che a 17 anni già scrive saggi cazzutissimi e a proposito, sarebbe stato interessante un appuntamento al buio con Leopardi: chissà che risate. L’amore non ha età e il pastore, a discapito degli oltre 25 anni che lo separano dalla discepola, tra una lezione sulla metafisica e una sulla quantistica si accorge di essere cotto, al punto tale che decide di scaricare moglie e figli e chiederla in sposa.

E questo è solo l’inizio.

La Salomè, che non è altrettanto affascinata dal maturo spasimante, per tutta risposta se ne va prima a Zurigo poi a Roma, alla ricerca di clima meno freddi causa-tubercolosi. Durante queste trasferte conosce Paul Rée, scrittore e filosofo tedesco che subito si innamora di lei e, indovinate un po’, le chiede di sposarlo. Com’erano romantici questi uomini dell’Ottocento. Adesso, se soltanto visualizzi e rispondi ad un messaggio in un tempo inferiore ai cinque minuti pensano che stai per scegliere l’abito bianco. Va beh, torniamo alla nostra rubacuori la quale, pur trovando Paul molto “simpatico” (si dice così, no?) preferisce proporgli una dotta alternativa, ovvero una bella convivenza platonica dove non si tromba ma in compenso si passa il tempo a filosofeggiare.

Rée la trova un’idea FAN-TA-STI-CA.

Precisiamo che quest’ultimo era il best friend di Friedrich Nietzsche, altro cervellone , filosofo-poeta-scrittore-saggista-filologo e pure compositore, e io che mi stanco solo a far la lista della spesa. In pratica succede che Rée è talmente entusiasta della sua nuova fiamma da martellare tutti gli amici, Nietzsche compreso, con innumerevoli lettere (chissà cos’avrebbe combinato con whatsapp) dove non fa altro che scrivere oh-quanto-è bella-Lou-oh-quanto-è-brava-Lou, sai che dovresti proprio conoscerla?

Nietzsche non se lo fa ripetere, se non altro per bloccare quell’incessante fiume di parole, quindi va a Roma e i tre si danno appuntamento a San Pietro. Appena vede la donna quel volpone, invece di stringerle la mano e dire: “Piacere, sono Nietzsche” esclama:

«Cadendo da quali stelle ci siamo venuti incontro fin quaggiù?».

Già, la classica battuta da cascamorto della serie: “Ti sei fatta male quando sei caduta dal cielo?”, ma ricordate che siamo in pieno Ottocento e si parlava forbito però insomma, il succo è quello.

Come da copione Nietzsche chiede la mano di Lou e come da copione Lou rifiuta inorridita, anche perché è convinta che l’astinenza sessuale sia necessaria per permettere al cervello di scervellarsi meglio. Peraltro non è disposta a rinunciare allo stimolo intellettuale proveniente dai suoi due corteggiatori, quindi suggerisce una “trinità filosofica”, una “comune intellettuale” nella stessa casa ma rigorosamente in camere separate…in altre parole niente sesso ma intere giornate passate a bere caffè e a speculare di metafisica, gnoseologia, ontologia e tutte quelle robe in -ia che, come sappiamo, alla Salomè piacevano assai.

Tutto bellissimo in teoria ma in pratica la cosa non regge: non reggono i triangoli classici figuriamoci quelli platonici dove non si possono sfogare i bollenti spiriti. Il povero Nietsche ne ha le palle piene in tutti i sensi; a un certo punto dice basta e si ritira in quel di Rapallo, dove in effetti tutti i mesi di astinenza danno i loro frutti, poiché il nostro eroe, invece di ubriacarsi come tutti i comuni mortali, per affrontare la delusione scrive in quattro e quattr’otto “Così parlò Zarathustra”, un “trattato esoterico di filosofia e di morale”. Male ma non malissimo.

Rée resiste stoicamente per qualche altro anno, mentre Lou riceve ulteriori proposte di matrimonio, scusate, ormai ho perso il conto, e alla fine, sorpresa-sorpresa, decide di sposare Andreas Friedrich Carl, professore di studi orientali che la fa capitolare con uno spietato corteggiamento minacciando il suicidio.

No, non illudetevi: la Salomè barcolla ma non molla, e non concede la sacra-patata al legittimo marito anzi, lo persuade a vivere un “matrimonio bianco” che permetta a entrambi di temprare lo spirito e fortificare maggiormente le attività cerebrali. In tutto ciò quel disgraziato di Paul Rée, scaricato senza tanti complimenti dopo anni spesi a filosofeggiare e a masturbarsi, si uccide buttandosi in un fiume. Nel frattempo Lou ha ormai superato la trentina e decide che è abbastanza erudita da concedersi un po’ di sano bunga-bunga: ne approfitta il medico viennese Friedrich Pineles che, senza perdersi in chiacchiere, si occupa della deflorazione della donna, ed evidentemente se la cava alla grande perché da quel momento lei cercherà di recuperare il tempo perduto. Di triangoli platonici non se ne parla più, ma via libera a quelli “boccacceschi”, con buona pace del marito Andreas che anche lui, mica scemo, comunque si dà da fare.

La storia con Pineles dura circa dodici anni, con sporadici intervalli durante i quali Lou si sollazza altrove…per esempio con Rainer Maria Rilke, poeta ventiduenne che la amerà alla follia, e che lei pianterà per ritornare dal fidato (e meno appiccicoso) Pineles. Anche con quest’ultimo tuttavia le cose si mettono male: il medico infatti, dopo la morte del marito di Lou, decide che è arrivato quel fatidico momento lì: quello in cui o vai a Temptation Island per mettere alla prova il tuo legame o ti sposi…la Salomè vota per Temptation e Pineles la manda a quel paese.

Nel 1911 Lou incontra quel furbacchione di Sigmund Freud, col quale instaura fin da principio un rapporto di grande e sentita tromb-amicizia, cosa che le consente di approfondire la sua conoscenza della sessualità come si evince dai saggi che scrive in seguito, per esempio:
“La Materia Erotica: scritti di psicoanalisi”
e
“L’erotismo. L’umano come donna”
e ancora
“Anal und sexual e altri scritti psicoanalitici”
Non male per una che ha perso la verginità a 36 anni.

Lou Von Salomè muore nel 1937, scampando per un pelo ai nazisti che non la vedevano di buon occhio e alla seconda guerra mondiale, e lasciando dietro di sé una consistente scia di cuori spezzati.

Dallo studio approssimativo per oggi è tutto, e se qualcuno vi lascia non affogate il dispiacere nell’alcol, piuttosto fate come Nietzsche: scrivete un capolavoro immortale.

Un pensiero su “Lou Von Salomè, la rubacuori di fine Ottocento

  1. Mi sa che codesta donna e poco conosciuta , cio spiega le poche risposte anzi nessuno,gente su siamo nel 21 secolo non siate moralisti , Tra parentesi se il risotto e salato va allungato con acqua o brodo sciapo , far evaporare l acqua poco a poco e cosi si sciapa anche il risotto , oppure ce chi usa il latte per fare la stessa cosa ,
    Che lei non copulasse prima dei 30 non ci credo manco per sbaglio, Guarda questa foto
    https://rexvalrexblog.files.wordpress.com/2018/05/lou-3.jpg ,A giudicare da come solletica i batacchi direi che questa donna ha perso la verginità da MOLTO TEMPO.
    Giocare a far la madonna offesa e solo una farsa.

    "Mi piace"

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