Oggi parliamo di Charles Bukowski, scrittore poeta e alcolista di professione del quale è possibile non abbiate mai letto nulla, ma è impossibile non vi sia capitato di imbattervi in qualche post su Instagram o Facebook dove, che so, l’ennesimo sfigato/a di turno che vuole comunicare qualcosa a qualcuno con cui ha avuto un qui pro quo ti piazza l’aforisma bukowskiano ad hoc, giusto per darsi un tono, senza magari sapere neanche come si scrive Bukowski, tipo:
“Umanità mi stai sul cazzo da sempre”
o cose del genere.
Del resto nelle opere di uno scrittore intitolate
Taccuino di un vecchio porco
Scrivo poesie per portarmi a letto le ragazze
Storie di ordinaria follie. Erezioni, eiaculazioni, esibizioni
non troveremo certo aforismi adatti a commentare le foto vagamente instagrammabili dei nostri tramonti o della piantina di basilico sul balcone…tantomeno ci aspetteremmo di scoprire una biografia gioiosa e in effetti il caro Charles non delude, un po’ come tutti gli artisti, maledetti e non.
Cominciamo, come sempre, dall’infanzia, che chiaramente non poteva che essere
Un’infanzia di merda
Bukowski nasce ad Andernach, in Germania, nel 1920, e si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti circa tre anni dopo. Fin da piccolo gli gira male: al posto dello sciroppo per la tosse o del “niente videogiochi per un mese” il padre usa picchiarlo con la frequenza di tre volte a settimana tramite una cinghia da rasoio. Come se non bastasse i bambini del vicinato lo perculano per l’accento tedesco e per il fatto che gira vestito un po’ alla Paolo Fox, con una strana camicia dal collo arricciato e dei pantaloni rosso fuoco. Un quadretto di per sé già abbastanza disastroso, ma perché non sfiorare la completa catastrofe funestando il povero ragazzo con una devastante acne che Topexan spostati, cosa per la quale viene ulteriormente preso in giro e bullizzato. Con un curriculum del genere arrivi a tredici anni con davanti a te due opzioni: o ti avvii verso una brillante carriera di serial killer o cominci a bere…in breve Charles scopre che in vino veritas e pure un po’ di felicitas, seppur effimera, ma sempre meglio delle botte e di tutto il resto.
Di lì in poi si dedica allo studio, iscrivendosi a corsi di arte e letteratura e frequentando a volte gruppi di estrema destra, a volte gruppi di estrema sinistra, a seconda di chi era più fornito di alcolici&simili, possibilmente a scrocco. Per diversi anni girovaga da una parte all’altra degli Stati Uniti, vivendo in luride bettole e arrangiandosi con lavoretti sporadici di ogni sorta. A un certo punto però arriva quello che per molti è ormai un miraggio e che per Charles diverrà un vero e proprio incubo: il posto fisso. Lo scrittore viene infatti assunto alle Poste e resisterà per ben 11 anni, periodo al termine del quale metterà nero su bianco le riflessioni così maturate:
« Come cazzo è possibile che ad un uomo piaccia essere svegliato alle 6.30 da una sveglia, scivolare fuori dal letto, vestirsi, mangiare a forza, cagare, pisciare, lavarsi i denti e pettinarsi, poi combattere contro il traffico, per finire in un posto dove essenzialmente fai un sacco di soldi per qualcun altro e ti viene chiesto di essere grato per l’opportunità di farlo? »
Tratto da “Factotum”)
Eh, caro Charles. Pensa che lo faccio da tempo immemore e il più delle volte esco senza nemmeno essere riuscita a cagare.
Nel 1969 un editore gli offre 100 dollari al mese per tutta la vita e, come scrive lui stesso in una lettera, gli si presentavano “due alternative – restare all’ufficio postale e impazzire… o andarmene e giocare a fare lo scrittore e morire di fame. Decisi di morire di fame.”
In realtà fu forse la decisione più saggia della sua vita, perché in seguito pubblicò il romanzo, “Post Office”, grazie al quale riscosse un grande successo e diede il via ad una folgorante carriera.
Charles e le donne
Con un curriculum sfigae del genere non possiamo mica aspettarci un Bukowski tutto trottolino amoroso e du-du-da-da-da, quello che ti lascia i bigliettini romantici sul frigorifero la mattina, la caffettiera già pronta e le piante annaffiate…beh, se non altro aveva il pregio di mostrarsi fin da subito per quello che era: incasinato, infedele e per il 99% del tempo pesantemente sbronzo.
A quanto risulta il suo grande e (forse) unico vero amore fu Jane Cooney Baker, ragazza disastrata con disturbi maniaco-compulsivi e un bel po’ di cose in comune con Charles…per esempio, volendone prendere una così, a caso, la dipendenza dall’alcol. Con queste premesse è lapalissiano che si tratti di una relazione piuttosto burrascosa, ma si fa pace a suon di bevute finché una sera i due piccioncini fanno pace trincano talmente tanto da finire in ospedale: Charles ha un’ulcera perforante e si salva per miracolo. Ovviamente i medici lo dimettono intimandogli di scordarsi vino, birra& affini per un po’, magari per sempre, e Bukowski per tutta risposta si fa una flebo di whisky&soda e li manda a quel paese. Poco tempo dopo Jane muore, debilitata dalle continue sbronze e dal massiccio uso di pasticche varie; per Charles è un trauma, che lo porta a sfogarsi scrivendo tutta una serie di strazianti poesie e racconti che celebrano la defunta.
Abbiamo detto che quella con Jane è stata una storia difficile, costellata da litigi e tira e molla vari. Durante una di queste “pause di riflessione” Charles trova anche il tempo, pensate un po’, di sposarsi. La (s)fortunata è Barbara Frye, poetessa texana che dirige la rivista Harlequin, sulla quale erano state pubblicate alcune poesie di Bukowski. I due corrispondevano spesso per questioni di lavoro, ma si sa, da cosa nasce cosa e un giorno, invece di spedirle una nuova poesia per il giornale, Charles le chiede di sposarlo…già, senza averla mai vista. Un po’ esagerato, anche per uno che era quasi sempre ubriaco, ma la cosa sorprendente è che la Frye, del tutto lucida e sobria, accetta la proposta.
Il matrimonio dura la bellezza di due anni, dopodiché Bukowski passa da una relazione all’altra: Frances Smith, madre della sua unica figlia, Marina, che affettuosamente ricordava con i seguenti nomignoli: hippy dai capelli bianchi, lavoro malfatto nonché vecchia sdentata.
Carino.
Successivamente lo contatta la scultrice Linda King, che vuole realizzare il suo mezzobusto, mezzobusto che verrà utilizzato come oggetto di lancio al posto dei classici piatti e bicchieri ogni volta che i due litigheranno…beh, almeno non si rompeva, sai che palle poi raccogliere i cocci.
Nel 1976 incontra Linda Lee Beighle, aspirante attrice salutista, buddista e tanti altri -ista che sono parecchio lontani dal modus vivendi di Charles. Tuttavia la storia dura, seppur con qualche intoppo, e sfocia circa dieci anni dopo nel matrimonio. Grazie a lei Bukowski scoprirà il computer, la televisione (che però preferirà usare come comodino, un po’ come quando la cyclette diventa l’appendi-borse/cappotti), la cucina vegana e smetterà di bere. No, non è vero, continuerà a bere ma un pochino meno, e solo vino di qualità…meglio di niente, no?
Charles muore nel 1994 a causa di una leucemia. E’ risaputo che sulla sua lapide è incisa la scritta “Don’t try”(“non provare”), frase che, come dice la cara Wikipedia, viene spiegata dallo scrittore stesso in una lettera del 1964 con queste parole:
«Qualcuno in uno di questi posti… mi chiese: “Cosa fai? Come scrivi, come crei?” Non lo fai, gli dissi. Non provi. È molto importante: non provare, né per le Cadillac, né per la creazione o per l’immortalità. Aspetti, e se non succede niente, aspetti ancora un po’. È come un insetto in cima al muro. Aspetti che venga verso di te. Quando si avvicina abbastanza, lo raggiungi, lo schiacci e lo uccidi. O se ti piace il suo aspetto ne fai un animale domestico.»
Ora per simmetria devi fare la biografia approssimativa di Mark Twain, perchè le citazioni e gli aforismi sui social o sono di Bukowsky o di Twain!
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Vero!
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Non ho letto niente di Bukowski, ma la tua breve biografia me lo rende simpatico. Quasi quasi…
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Dopo gli 11 anni alle Poste di Bukowski non mi posso lamentare dei miei 15 anni in banca, bensì aspettare un brillante futuro come blogger senza provarci
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🤣🤣🤣🤣e senza ubriacarti
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Maiale depravato porco ,Perennemente Allupato , eternamente Sbronzato come una spugna nel Bidetto .
Io devo alzarmi molto prima .per cagare bello mio ,perche se mi succede un torci pancia nel bus bloccato nel traffico durate il tragitto so ca…zi amari .
Ce da dire che il finale della sua vita poteva andargli peggio.Ma se lui era sciroccato
Le donne che gli andavano dietro ,ERANO 1000 VOLTE PIU FUORI DI LUI.
Anche perche nessuna donna con un briciolo di rispetto per se stessa ,cade cosi in basso
,Io con le mie poesie la sola cosa che ho portato a letto , e stato un dolce o del te .
raggomitolato al caldo
Ma secondo te sto tipo ,oltre ad essere l indiscusso testimonial di MAI NA GIOIA .
Sara stato felice da sobrio o da sbronzo?
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Lev Tolstoj nemmeno scherzava ,diciamo che ogni artista e a se
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Un articolo veramente ottimo su un autore per niente semplice e con una vita veramente incasinata. Mi hai messo il sorriso più volte e ho apprezzato la tua scrittura.
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Grazie!!
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